Nel capoluogo di regione tante iniziative per non dimenticare. Fra le associazioni presenti anche Symmachia di Adrano e Biancavilla
Come si potrebbe chiamare un uomo che porta avanti con costanza e coraggio il suo grande sogno di legalità e giustizia anche a costo di perdere la vita? Potremmo definirlo eroe, ma Paolo Borsellino preferiva definirsi un uomo come tanti e che come tutti aveva paura, l’unica differenza è che cercava di non farsi vincere da essa e combattere per una società migliore. Venticinque anni sono passati dalla strage del 19 luglio del 1992, una giornata come tante in cui Borsellino si recava dalla madre a Palermo, in via D’Amelio, accompagnato dalla sua scorta. Quella giornata sarà però diversa, alle 16:58 infatti una potentissima autobomba fa deflagrare tutta la zona sottostante uccidendo sul colpo il magistrato Borsellino e gli agenti della scorta, Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina, Emanuela Loi e Vincenzo Li Muli. Ieri, 19 luglio, a Palermo, in via D’Amelio, sono state organizzate dalle “Agende rosse” diverse manifestazioni.
La giornata ha avuto inizio nelle mattinate con “l’acchianata a Castello Utveggio” , mentre alle 15:30, in via D’Amelio, si è svolta “La sentenza del processo sulla strage di Via D’Amelio: il depistaggio è confermato” in cui sono intervenuti Salvatore Borsellino, Fabio Repici e Calogero Montante. Gli ospiti hanno esaminato la sentenza emessa sulla strage e sul depistaggio delle indagini: Vincenzo Scarantino dichiarò di aver partecipato all’attentato contro il giudice Paolo Borsellino, venne così arrestato nel ‘92. Nel 1998 Scarantino affermò di non avere preso parte all’attentato e di essere stato costretto da Arnaldo La Barbera, ex capo della squadra mobile di Palermo a confessare il falso. L’avvocato di Salvatore Borsellino, Fabio Repici ha affermato «Ricordiamo che non ci sono categorie assolute, così come gli operai non sono tutti buoni anche per i magistrati vale lo stesso». Alle ore 16:58, orario della strage, si è deciso di non ricordare le vittime con un momento di silenzio, ma sono stati urlati i nomi di Borsellino e dei cinque agenti che hanno difeso la vita di Paolo.
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Nomi che risuonavano nella mente e che hanno portato alla riflessione di ciò che è accaduto e di ciò che siamo chiamati noi a fare. A ricordare con onore il magistrato è stata Marilena Monti che ha recitato la sua poesia “giudice Paolo”. Alle ore 17:15 si è svolto “Basta depistaggi e omertà di Stato!”, i familiari delle vittime della strage di via d’Amelio, Angelina Manca, i coniugi Agostino, Paola Caccia, Nunzia e Stefano Mormile, i coniugi Domino e Ferdinando Imposimato hanno raccontato le storie dei loro cari caduti per mano della mafia. È stato ricordato il poliziotto Nino Agostino ucciso con la moglie Ida Castellucci incinta di cinque mesi, a Villagrazia di Carini il 5 agosto del 1989, dalla mafia. I genitori chiedono ancora verità e fino a quando potranno combatteranno per quella famiglia completamente distrutta. Passando per la dichiarazione dei genitori del piccolo Claudio Domino, ucciso trent’anni fa dalla mafia a 11 anni per aver visto e sentito cose sbagliate. La madre ha concluso la sua testimonianza con una commovente lettera scritta da quest’ultima in cui il figlio Claudio le parlava dal paradiso «non è vero che la mafia non uccide i bambini ‒ ha affemato la mamma del piccolo ‒ ne ha uccisi 108».
Anche lo sport ha avuto nella manifestazione di ieri un ruolo importante grazie all’iniziativa della ciclostaffetta organizzata dall’associazione culturale “l’Orablù”. I ciclisti sono partiti da Bollate, in provincia di Milano, il 23 maggio, data della morte di Giovanni Falcone e sono arrivai ieri a Palermo, percorrendo in tre settimane 40 città lungo il filo rosso della legalità e della lotta alla mafia e portando in bici un’agenda rossa, simbolo della verità negata. La giornata si è conclusa con la manifestazione “Tutto per la patria”, giunta alla sua 21esima edizione, che ha visto sfilare da piazza Vittorio Veneto a via D’Amelio sessanta sigle, tra associazioni e partiti, tra cui anche l’associazione di Adrano e Biancavilla “Symmachia”. Il corteo silenzioso si è concluso con la visione in Via D’Amelio della docufiction RAI “Adesso tocca a me” di Giovanni Filippetto e Francesco Miccichè. Una giornata all’insegna del ricordo e della riflessione in cui si chiedeva, una volta per tutte, allo stato verità e giustizia.