Zuccaro:«Non vi sono manifestazioni esterne eclatanti però la mafia non è in crisi»
La legalità, le azioni antimafia, l’impegno per debellarla, ma anche il coinvolgimento, la sensibilità del cittadino, l’invito ad abbandonare atteggiamenti superficiali che sminuiscono la portata del fenomeno, se non addirittura inducano a fingere che il problema non esista. Questi i temi di un intenso dialogo, moderato dal giornalista Salvo Fallica, che si è svolto nella sala conferenze dal Credito Siciliano di Acireale, dal titolo “Conversazione sulla Legalità”.
Fautori di questo dialogo sono stati: Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, Carmelo Zuccaro, procuratore capo di Catania e Antonino Raspanti vescovo di Acireale. L’invito alla conversione come monito e soluzione al fenomeno mafioso, presente in maniera più incisiva nel meridione d’Italia: Campania, Calabria e Sicilia, è stato il leitmotiv del colloquio fra personalità impegnate quotidianamente nell’ostacolare ogni forma di prevaricazione e illegalità.
Fondamentale, anche in una visione laica del problema, il confronto con la Chiesa cattolica, perché come ha sottolineato il vescovo Raspanti è opportuno intervenire sulle coscienze: «I mafiosi sono uomini di onore ma della vergogna. Sono l’anti Stato, l’anti Vangelo e l’anti Uomo. La mafia è un disastroso deficit culturale. Convertitevi significa passare dalle parole ai fatti. Io, pastore, non voglio condannare l’uomo che non sta nelle leggi, ma voglio aiutarlo a rompere nella sua coscienza con il male. Dio sì giudica nella misericordia ma sulla terra abbiamo una responsabilità cioè tagliare pubblicamente non sta nella verità». Si rivolge direttamente ai mafiosi invitandoli alla conversione senza giudicare, dunque monsignor Raspanti, ma permane l’appello alla coscienza per tutti, il riflettere su tutto ciò che appare poco chiaro sul piano della legalità e su questo punto ha insistito maggiormente il procuratore nazionale Cafiero De Raho: «Le mafie si combattono con l’etica dei comportamenti. L’uomo deve essere sempre rispettato per quello che è. La dignità umana prima di tutto. Il valore più importante è la libertà. Niente allora ci può fare paura. La libertà è il principio di solidarietà per diventare cittadini consapevoli».
La cultura della legalità, la conoscenza dei comportamenti più opportuni per ostacolare, senza azioni eroiche, pratiche scorrette se non addirittura criminali si configura come la strada più giusta da percorrere da parte di tutti, nell’interesse generale, altrimenti il rischio, in un luogo come la Sicilia soprattutto, è quello di soccombere all’illecito. Sull’educazione alla legalità si è soffermato il procuratore di Catania Zuccaro: «La cultura della legalità si contrappone alla cultura mafiosa e dell’illegalità. Credere nel primato dell’illegalità è credere sulla forza della legge per perseguire l’interesse pubblico e non quello personale. Rafforzare il senso di solidarietà tra gli imprenditori onesti che non accettano i vantaggi indebiti che derivano dai corrotti. Sono pochi coloro che con l’arroganza macchiano le nostre città. Non vi sono manifestazioni esterne eclatanti però la mafia non è in crisi. Armi, capitali e collusione con la politica e l’imprenditoria son i mezzi che la mafia utilizza oggi».