Una quindicina i necrologi, attaccati con nastro biadesivo, già sequestrati. Valerio Rosano è figlio del boss Vincenzo e nipote di Alfio, ammazzato sulla strada per Bronte nel 2006
C’è una indagine del Commissariato di Polizia di Adrano sui lutti comparsi due notti fa ad Adrano per Valerio Rosano, vivo e vegeto, ma che decidendo di pentirsi è stato in pratica giudicato “morto” dal suo mondo: le cosche e la sua famiglia. I necrologi, una quindicina attaccati con nastro biadesivo, poi staccati e sequestrati dalla Polizia, recavano il nome e la foto di Valerio Rosano, l’età (26 anni), il giorno, l’ora e il luogo dei funerali religiosi: Chiesa di via della Regione, ovvero il commissariato di Ps. Come la “letteratura” che scrive di mafia insegna, ciò che i clan esprimono ha un senso: inevitabilmente Valerio Rosano non è più in vita per il mondo a cui apparteneva. Ma anche una chiara intimidazione nei suoi confronti.
Ma chi è Valerio Rosano? Figlio di Vincenzo, capo della famiglia Rosano-Pipituni, vicina al clan Santangelo, venne arrestato nel 2014 nell’ambito dell’operazione antidroga “Binario morto”. Per lui la condanna definitiva a 14 anni di carcere, per la stessa operazione, è giunta il 15 giugno scorso (leggi l’articolo).
È pure nipote di Alfio Rosano (fratello del padre), ammazzato nel luglio 2006 sulla statale 284, tra Adrano e Bronte in un agguato costato la vita anche a Daniele Crimi e Alfio Finocchiaro che morirono nelle settimane successive per le ferite inferte dal piombo. Un triplice omicidio che doveva segnare l’inizio dell’attività criminale di un nuovo clan, quello che stava per formare il pentito Giuseppe Pellegriti e che voleva ritagliarsi un suo spazio operativo fra le cosche Santangelo e Scalisi.
Quattordici anni devono pesare non poco sulle spalle di un giovane come Valerio Rosano che al momento dell’arresto di anni ne aveva 21. Da alcuni mesi è un collaborante (non ancora collaboratore di giustizia) che ha raccontato agli inquirenti gli affari delle cosche adranite nell’ambito degli stupefacenti. Ma per le stesse, chi decide di fare il “salto del fosso” è un uomo morto.