È stato depositato lo scorso 15 ottobre, dall’avvocato Salvatore Liotta – legale di Davide Garofalo – l’atto di appello alla sentenza all’ergastolo in primo grado emessa in seno al processo legato alle morti sospette nel tragitto ospedale-casa, ormai tristemente noto come “Ambulanza della morte”. Un primo passo, questo, che porterà da qui a poco alla discussione in secondo grado della condanna alla massima pena già inflitta della Prima Corte d’Assise del Tribunale di Catania nei confronti dell’ambulanziere adranita. Oltre 40, le pagine dell’atto di appello presentato dalla difesa di Garofalo, che toccano alcuni punti ritenuti dalla difesa chiave per l’eventuale ribaltamento della sentenza.
Uno degli elementi di forza contenuti nel documento presentato al Tribunale etneo, è la contestazione avanzata dalla difesa circa il mancato coinvolgimento di un consulente di parte durante un “esperimento giudiziale” condotto dai periti nominati della Corte d’Assise. Nello specifico, in aula, è stato ricostruito uno pseudo sistema cardiocircolatorio e sono stati simulati gli effetti dell’immissione di aria nelle vene. Altri punti su cui si tenterà di incentrare la strategia difensiva di Garofalo figurano la mancata acquisizione agli atti di una dichiarazione raccolta durante l’incidente probatorio, la mancata attendibilità di alcuni testimoni che avrebbero manifestato contraddizioni durante le dichiarazioni rese e l’assenza di prove dirette derivanti da un esame autoptico sui corpi dei soggetti deceduti ritenuti validi ai fini processuali, dovendosi basare esclusivamente su testimonianze e non su prove scientifiche.
Tra le contestazioni avanzate, anche quelle nei confronti delle aggravanti dell’operato di Garofalo riconosciute dalla Corte durante il processo di primo grado, quali quelle del mezzo insidioso, l’aver approfittato di circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la difesa, l’aver commesso il reato con abuso di prestazione d’opera ed infine di aver commesso il fatto per agevolare le attività illecite dell’associazione mafiosa. Tutto dunque nuovamente in discussione, dove i legali delle parti civili dovranno cercare di smontare ogni singolo punto contenuto nell’atto d’appello affinché la sentenza in primo grado venga confermata.