Al processo, nuova udienza oggi con la testimonianza di un carabiniere che è tornato sulle indagini per altre 5 morti in ambulanza
Si è parlato di altre cinque morti sospette, nel trasporto dall’ospedale di Biancavilla a casa, nell’ambito del processo “Ambulanza della morte” che ha visto oggi la celebrazione di una nuova udienza davanti alla prima Corte d’assise del Tribunale di Catania, con imputato il barelliere adranita di 44 anni Davide Garofalo, accusato di omicidio aggravato nei confronti di tre persone e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Un altro processo si sta celebrando, per un solo omicidio, a carico di un altro ambulanziere, anch’egli adranita di 44 anni, Agatino Scalisi, che ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato (prossima udienza a ottobre).
Come testimone è stato ascoltato oggi un carabiniere, che ha partecipato alle indagini, il quale ha dichiarato in aula che vi sono altri 5 decessi sospetti che riguardano malati terminali morti nel trasporto dal nosocomio a casa dei quali ha anche fornito i nomi. Quanto raccontato dall’investigatore fa già parte delle carte dell’inchiesta. D’altronde, le morti sospette indicate dai testimoni sarebbero 50, con le indagini che ne hanno approfondite 10: di queste, solo in tre casi è stato accertato il legame con il pompaggio d’aria nelle vene, causa del decesso per embolia gassosa. La testimonianza resa in aula, potrebbe anche condurre alla riapertura dell’inchiesta per le morti rimaste sino ad ora fuori dal processo.
Sui 5 decessi, tutti avvenuti in ambulanza, sono stati anche sentiti dagli inquirenti i parenti. In un caso un familiare commentò sui social l’inchiesta delle “Iene” da cui partì l’indagine scrivendo su Facebook: “Me l’avete ammazzata”. Si vedrà, dunque, se un altro filone approderà in Tribunale. Sempre oggi, è stato ascoltato anche un perito che ha seguito le trascrizioni delle intercettazioni ambientali, che ha chiarito alcuni aspetti della raccolta delle stesse. Il processo è stato aggiornato al 9 luglio. In quella sede deporrà un testimone di giustizia, uno dei titolari dell’agenzia di onoranze funebri “Arena”, vittima di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il processo “Ambulanza della morte” scaturisce da una inchiesta giornalistica del programma Mediaset “Le iene”, al quale un testimone svelò una serie di presunti omicidi che sarebbero stati commessi da addetti alle ambulanze nei confronti di malati terminali, che stavano riportando a casa dall’ospedale, per lucrare su vestizioni delle salme e funerali, poi rivenduti ad agenzie di onoranze funebri compiacenti al costo di 300 euro l’uno.