Primo di tre incontri per la psicoterapeuta Silvana Leali che ha usato Freud come mezzo per mediare l’intero incontro
L’importanza del gioco infantile, al centro di una conferenza, svoltasi venerdì pomeriggio a Belpasso, nei locali della biblioteca comunale “Roberto Sava”, primo di tre incontri in compagnia della dottoressa Silvana Rosita Leali, psicologa psicoterapeuta del forum psicanalitico lacaniano, socia aderente della Sipsa. Per rendere visibile il concetto di aggregazione comunitaria, la dottoressa Leali ha deciso di disporre le sedie in modo circolare, con il fine di creare un cerchio attorno a sé: su ogni sedia era presente un foglio con su scritta una frase di Sigmund Freud “ogni bambino impegnato nel gioco si comporta come un poeta”.
Successivamente è stato fatto riferimento alle sorelle Agazzi che, in passato, hanno capito l’importanza di giocare con giochi poveri e a Maria Montessori, che affermò: il gioco del bambino non è semplice e puro divertimento ma lavoro.
Diverse mamme, appassionati e studiosi presenti all’incontro tra cui un esponente dell’associazione “Vivi Verde” che ha letto un frammento di Pinocchio, soffermandosi sulla lettura del paese dei balocchi.
La dottoressa Silvana Leali ha usato Freud come mezzo per mediare l’intero incontro, riprendendo i suoi concetti, uno tra questi l’inconscio.
Quest’ultimo, si manifesta nei sogni, negli atti mancati e nelle mancanze. Tuttavia, l’unico in grado di scoprirlo è il poeta. Freud ha spiegato quali sono le leggi dell’inconscio, un linguaggio che agisce e che si manifesta nel bambino che, giocando, ricostruisce il suo romanzo familiare uscendo fuori dal principio di piacere e mettendo ordine grazie alla creatività dettata dal gioco.
L’esempio fornito dalla dottoressa leali di Freud e del nipote Ernst, ha fatto capire a tutti i presenti “la nascita del simbolo” e cosa di misterioso si cela dietro ad un gioco o ad un semplice gesto del bambino.
Quando la mamma del piccolo Ernst andava via, lui lasciava andare via un rocchetto per poi ricongiungerlo a sé emettendo dei suoni, questo stava ad indicare il distacco ed il ricongiungimento percepito nei confronti della figura materna.