Per l’ambulanziere l’accusa è di omicidio volontario nei confronti di tre persone
Un ambulanziere adranita di 42 anni, Davide Garofalo, è stato arrestato dai Carabinieri della Compagnia di Paternò, nell’ambito dell’indagine “Ambulanza della morte”, scattata dopo una inchiesta giornalistica del programma Mediaset “Le Iene”, dello scorso mese di maggio, che ha approfondito le morti anomali che avvenivano a Biancavilla, nel trasporto di persone in fin di vita dall’ospedale all’abitazione del malato (vai all’articolo). I particolari dell’operazione sono stati illustrati – in una conferenza stampa avvenuta oggi in Procura – dal procuratore aggiunto Francesco Puleio, dal Comandante provinciale dei Carabinieri Colonnello Raffaele Covetti, dal Pm della Dda Andrea Bonomo, dal Comandante della Compagnia Carabinieri di Paternò Capitano Angelo Accardo.
Per Garofalo l’accusa è di omicidio volontario ai danni di tre persone anziane e malate. Il provvedimento è stato emesso dall’Ufficio del Gip del Tribunale Etneo, su richiesta della locale Procura della Repubblica. L’indagine, come detto, ha preso avvio dal servizio de “Le Iene” che ha focalizzato la vicenda con l’intervista ad un testimone, il quale ha dichiarato di avere assistito ad una morte indotta che sarebbe avvenuta, come le altre, mediante il pompaggio di aria nel sistema sanguigno per accelerare il decesso che avveniva per embolia gassosa, in modo da “rivendere” la salma (a 300 euro) a un’agenzia di onoranze funebri. Nel momento in cui il paziente ritornava a casa, ai familiari veniva riferito che il decesso era avvenuto per cause naturali nel corso del trasporto. Gli ambulanzieri, in questo modo, incrementavano il loro guadagno, svolgendo altresì il servizio di trasporto e di vestizione dei defunti, percependo un importo di circa 200-300 euro.
Al 42enne è contestata l’aggravante di aver agito con crudeltà verso le vittime, di aver profittato delle circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica e privata difesa e di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera. Gli omicidi (iniziati nel 2012) avrebbero l’aggravante di aver agevolato le attività del clan mafioso “Mazzaglia-Toscano-Tomasello” operante a Biancavilla, e del clan “Santangelo” di Adrano. E, in effetti, vi sarebbe un legame tra le operazioni “Reset” e “Onda d’urto” e “Ambulanza della morte”, è stato spiegato nel corso della conferenza stampa, in quanto i clan mafiosi di Adrano e Biancavilla avevano imposto un controllo sulle attività economiche locali, sia dal punto di vista estorsivo ai danni di agenzie di pompe funebri, sia nei confronti di enti privati che gestivano le ambulanze, pretendendo tutti i profitti legati alle attività di trasporto, che venivano divisi tra gli ambulanzieri e i clan stessi. Gli ambulanzieri venivano imposti dai clan mafiosi ed il proprietario, che non poteva opporsi al nominativo segnalato, veniva in pratica “spossessato” della titolarità del mezzo.
Il testimone, che non è il solo, avrebbe deciso di parlare solamente adesso perché avvertirebbe maggior protezione dallo Stato, in quanto alcuni boss locali sono attualmente detenuti. Le morti sospette indicate dai testimoni sarebbero 50, anche se non a tutte avrebbero assistito direttamente. Le indagini si sono concentrate su 10 morti e sono stati accertati legami con l’iniezione d’aria nelle vene su 3 casi. Le persone su cui è stata accertata la morte dovuta alla mano criminale di Garofalo – che materialmente iniettava aria nelle vene – sono 3, due uomini e una donna nati nel 1960, nel 1930 e nel 1923. Non è emersa alcuna responsabilità del personale sanitario dell’ospedale e non vi sono, al momento, titolari o dipendenti di imprese di onoranze funebri coinvolti nelle indagini, anche se le stesse agenzie funebri sarebbero legate alle cosche mafiose.
Nel corso delle indagini, i militari hanno acquisito numerose cartelle cliniche di pazienti morti dopo le dimissioni dall’ospedale ed hanno ascoltato testimoni e parenti delle vittime. Il Capitano Accardo ha specificato che l’attività investigativa non è stata svolta solamente dalla Compagnia dei Carabinieri di Paternò, ma anche dalle stazioni di Biancavilla ed Adrano.