Chiuso il primo filone che ha portato nel mese di gennaio scorso alla condanna definitiva all’ergastolo dell’adranita Nicola Mancuso, riconosciuto colpevole di aver ucciso la giovane biancavillese Valentina Salamone, prosegue il secondo ramo d’inchiesta mirato ad identificare il cosiddetto “ignoto 1” o “maschio 1” che secondo la famiglia Salamone si sarebbe reso complice di Mancuso nell’esecuzione del delitto. A fondamento di questa ipotesi, la presenza sul luogo del delitto di altre tracce biologiche non riconducibili a Mancuso. Nella giornata di oggi, si è tenuta l’udienza davanti al Gip del tribunale etneo Ivana Cardillo e al Magistrato della Procura Generale Antonino Nicastro, dove la famiglia ha presentato atto di opposizione alla richiesta di archiviazione legata alla scadenza del tempo utile per le indagini.
«Con tale atto – ha detto ad Yvii24 la sorella di Valentina, Claudia – abbiamo chiesto che le indagini su “maschio 1” venissero prorogate per altri 6 mesi e che non ci fosse una nuova archiviazione. Allo stesso tempo, come famiglia, abbiamo sollecitato la Procura Generale affinché chi si sta occupando di questo caso approfondisca ogni elemento, tra qui quella del campionamento del Dna delle persone coinvolte. Riteniamo incomprensibile il fatto che in questi 6 mesi di indagini siano stati raccolti solo 9 campioni di Dna. Come famiglia chiediamo che sia fatta chiarezza anche su questo aspetto di questa vicenda soprattutto perchè è presente già un Dna».