All’interno del servizio, anche l’intervista al primo cittadino Bonanno, che ha saltato l’incontro con uno dei due fratelli testimoni di giustizia
Riflettori de “Le Iene” ancora accesi sulla città di Biancavilla, per raccontare ulteriori agghiaccianti dettagli della ormai triste vicenda “Ambulanza della morte” che portò all’arresto dell’ambulanziere adranita Davide Garofalo – accusato di 3 omicidi – e all’imputazione del collega Agatino Scalisi. Quest’ultimo, sul cui capo pende l’accusa di un omicidio, ha scelto la strada del rito abbreviato. A tornare in città è ancora una volta la “Iena” Roberta Rei, attraverso un servizio andato in onda nella serata di ieri, all’interno del quale ha intervistato i due fratelli imprenditori biancavillesi divenuti poi testimoni di giustizia – ex titolari di un’agenzia di pompe funebri messa sotto scacco dalle cosche mafiose locali – dai quali scaturì questa ed altre indagini.
Particolari orrendi quelli raccontati dai testimoni, che si consumavano sull’ambulanza di proprietà della stessa agenzia funebre che sarebbe stata “requisita” dalla mafia locale per portare avanti un vero e proprio “business plane” della morte che non aveva nulla di umano. Ambulanza degli orrori che stazionava spesso all’interno o in prossimità dell’ospedale Maria Santissima dell’Elemosina di Biancavilla sotto gli occhi di tutti. Una spietatezza a tratti cinica, quella che i due ambulanzieri avrebbero portato avanti per anni, nei confronti di chi aveva avuto la sfortuna di capitare su quella maledetta “portantina della morte”. Un trasporto di un defunto, avrebbe infatti fruttato fino a 300 euro, anziché i classici 30-50 euro previsti per una normale dimissione. L’ordine, dunque, sarebbe stato solo uno, ovvero quello di “uccidere”. Una sorta di dolce morte che veniva praticata con 3, 4, 5 iniezioni di aria in vena nel tragitto tra l’ospedale e la casa del paziente, dove quest’ultimo arrivava privo di vita. E se qualche parente si chiedeva come fosse sopraggiunta la morte in pochi minuti, la risposta degli ambulanzieri era sempre la stessa: “Ma non gliel’ha detto il dottore che era grave?”. Ma se le iniezioni di aria non fossero state sufficienti a far morire il paziente trasportato, i due ambulanzieri avrebbero “finito” l’anziano soffocandolo con un cuscino fino a provocarne la morte.
Un guadagno facile per la criminalità locale quello legato al caro estinto, al quale si sommavano anche gli “utili” derivanti delle estorsioni ai due imprenditori. L’agenzia funebre, infatti, sarebbe stata costretta anche a versare il cosiddetto “pizzo”. Un giro economico che avrebbe fruttato alla mafia circa 146 mila euro in 6 anni. “Dietro di loro ci sono due gruppi criminali che hanno fatto la storia criminale di quel comprensorio” racconta uno dei due fratelli che ha deciso di testimoniare dopo il servizio de “Le Iene” del 2017 attraverso il quale l’altro fratello aveva iniziato a delineare l’aspetto tragico della vicenda. “Partivano dall’ospedale perché loro scendevano sempre dall’ascensore del pronto soccorso. Iniziavano da lì” racconta ancora il testimone. All’interno del servizio, anche l’intervista al Sindaco Antonio Bonanno che dopo aver fissato un appuntamento con uno dei due testimoni di giustizia, non lo ha incontrato a causa di un altro impegno. Il comune di Biancavilla, ricordiamo, è costituito parte civile nel processo ma, secondo la giornalista, il primo cittadino non avrebbe mai partecipato in prima persona alle udienze che fino ad oggi si sono tenute. In merito all’incontro con il testimone di giustizia, il primo cittadino biancavillese aveva spiegato la vicenda attraverso un post Facebook pubblicato negli scorsi giorni sulla propria pagina ufficiale (rileggi l’articolo) “Ho fatto 50 morti l’anno dal 2013”, dice il testimone di giustizia, riferendosi alla propria attività di onoranze funebri. “Non vuol dire che tutti siano stati fatti con siringa, come non vuol dire che sono tutte morti naturali”.