La consigliera Ncd esce dal “palazzo”. Solo il presidente Vincenzo Cantarella si scusa in aula per la seduta consiliare convocata quando lei era in clinica a partorire
Incensare i politici non è mai cosa buona, poi in questi tempi di iperpopulismo, di grilli cucinati in salsa verde, rigorosamente padana, di certo l’incensatore non se la passa bene. L’aver già in passato criticato il consigliere biancavillese Ncd dimissionario, Ada Vasta, suscitando le ire funeste del marito su Facebook, depone a nostro favore. Fatta questa doverosa premessa, e vista su Youtube (insieme ad altri 66 “masochisti”) l’ultima seduta consiliare biancavillese (di giovedì 2 marzo), anche se ammettiamo fino al minuto 59:22, ci corre la mano sulla tastiera (l’intera seduta può essere vista cliccando sul video sopra).
Asciugati i fazzolettini – che volete ci scappa la lacrima (certo alcune parole lacrimose in aula erano di puro coccodrillo) – lasciateci incensare Ada Vasta, che ha svolto con impegno e serietà il suo incarico di consigliere, producendo e scrivendo (anche tanto, visto che ironicamente l’avevamo “punta” proprio su questo).
Adesso diventiamo seri: nei confronti di Ada Vasta, nello scorso autunno, è stato commesso un inqualificabile gesto maschilista. La seduta consiliare sull’approvazione del bilancio venne, infatti, anticipata per non consentire la sua partecipazione, visto che era in clinica a partorire, che avrebbe significato probabilmente la bocciatura del bilancio, visto che al tempo maggioranza e opposizione si confrontavano sul 10 a 10 (rileggi l’articolo). Siamo convinti, come lo sono tanti consiglieri, anche se alcuni oggi forse hanno cambiato opinione, che quella seduta consiliare è stata spostata ad hoc da una politica maschilista che solo in forma pelosa (“interessata”) agita la bandiera delle pari opportunità. E in aula, Ada Vasta ha dichiarato: «Nessuno deve essere costretto a scegliere fra la maternità e la sua attività».
Ci è venuto da sorridere ascoltando il presidente Vincenzo Cantarella dichiarare subito dopo: «Chiedo scusa formalmente e ufficialmente se non ho saputo garantire i momenti più importanti della sua maternità».
Scusi Cantarella: e ci pensa adesso? Non passano inosservati i “rumors” di palazzo che parlano di attriti fra lui ed il sindaco: momento troppo sospetto per far apparire genuina la dichiarazione.
Quando ci sono da esprimere belle parole, soprattutto per una consigliera che tutti riconoscono preparata (e scomoda) che va via, al battimano non si sottrae proprio nessuno. Il sindaco non accenna a quel momento e tiene il punto dicendo: «Lei ha prodotto delle cose che l’amministrazione ha messo in pratica».
Aggiunge il capogruppo Pd, Giuseppe Pappalardo: «Vivo un momento di felicità per la consigliera Vasta, perché va a ricoprire una carica politica importante».
Belle parole, colpevolmente mancanti di quel passaggio, come se le storiche battaglie della sinistra sui diritti delle donne siano solo da sbandierare a comando.
Ada Vasta nella replica dice che Pappalardo le ha chiesto scusa dopo quella bruttissima pagina: peccato che tutte queste scuse siano giunte solo dopo l’approvazione del bilancio. Pappalardo avrebbe fatto bene a ripeterle in aula giovedì sera.
C’era un modo per apprezzare la consigliera: risolvere in maniera diversa le divisioni politiche sul bilancio e attenderla dopo il parto.
E che dire delle donne. «In bocca al lupo» dal capogruppo del Gruppo Misto, Grazia Ventura, che non ha accennato a quei giorni a cavallo fra settembre e ottobre in cui venne convocata ad hoc la seduta consiliare per non far partecipare Ada Vasta.
Eppure fu proprio Grazia Ventura a presentare una mozione di sfiducia contro il presidente Vincenzo Cantarella dicendo: «Cantarella ha disatteso gli impegni assunti in conferenza dei capigruppo sulla convocazione per il bilancio, non tenendo conto del parto della collega» (rileggi l’articolo).
Per la cronaca, Ventura, alcuni mesi dopo, tornò in maggioranza insieme al Misto, per cui la dimenticanza in consiglio non sembra casuale. Tuttavia, Ada Vasta l’ha ringraziata per averla sostenuta in quel momento.
Insomma fra due giorni è l’8 marzo: per favore, politici biancavillesi, evitateci la retorica delle mimose.