Fonti vicine agli investigatori smentiscono che la vittima sia stata fatta inginocchiare. Smentita anche l’uccisione fuori dall’auto
Settantadue ore. È il termine canonico, secondo una legge non scritta ben nota fra gli investigatori, entro cui bisogna trovare l’assassino perché oltre, il tempo lavora a favore di chi ha ucciso. E proprio oggi sono scadute le 72 ore dal ritrovamento del corpo, col cranio fracassato da una pietra, di Antonio Crispi, il titolare in società del “Garden Chiosco” di piazza Sgriccio a Biancavilla, rinvenuto privo di vita all’interno della sua auto, una Fiat Stilo, in una traversa della provinciale 167 in Contrada San Giovanni di Biancavilla. In realtà, dall’omicidio vero e proprio ne son passate di più di ore, in quanto il fatto di sangue è avvenuto fra la sera di sabato e la notte di domenica. Certo, non è detto che l’omicida la faccia franca, ma, come ben sanno i vecchi investigatori, dopo tre giorni tutto diventa più difficile.
Quelle trascorse sono state ore intense per gli inquirenti che hanno rivoltato come un calzino la vita di Crispi ascoltando la moglie, i parenti più stretti e i conoscenti, ma anche quanti abbiano potuto avere qualche motivo di contrasto con la vittima.
La sensazione è quella che chi ha massacrato a colpi di pietra il 44enne sia già sfilato davanti ai Carabinieri della Compagnia di Paternò e della Stazione di Biancavilla, che stanno conducendo le indagini affidate al Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catania, Rosaria Molè. Chi ha agito conosceva di certo la vittima e davanti agli investigatori in questi giorni di gente ne è passata parecchia, tanto da far nascere il sospetto che gli occhi dell’assassino si siano già incrociati con quelli di chi è chiamato ad incastrarlo. Ma questa, lo sottolineiamo, è solo una sensazione.
Oggi è la giornata dell’autopsia sul corpo del 44enne biancavillese che da anni risiedeva ad Adrano. Il medico legale Giuseppe Ragazzi inizierà il suo lavoro alle 17, ma prima di qualche elemento concreto bisognerà attendere un paio di giorni, anche se già dopo qualche ora gli inquirenti potrebbero avere alcune delle risposte più urgenti. Ma proviamo a fare il punto sulle indagini con i pochi elementi in nostro possesso, ben consci del fatto che sull’inchiesta le bocche restano cucite.
Antonio Crispi, come detto, è stato ucciso fra le 22:30 di sabato e le prime ore di domenica (l’ora esatta la stabilirà l’autopsia). Quel che sembra uno dei pochi punti certi è l’omicidio non premeditato, poiché se davvero l’incontro in Contrada San Giovanni si doveva concludere con l’uccisione del titolare del chiosco, il sicario non avrebbe agito con una pietra trovata sul posto e subito abbandonata sporca di sangue, che il personale della Sezione Scientifica dei Carabinieri ha acquisito per i rilievi alla ricerca di dettagli utili all’indagine. Il vero nodo da sciogliere è: che ci faceva Crispi in quella traversa di campagna in tarda serata? Aveva appuntamento lì con qualcuno, o è giunto insieme al suo carnefice? E quante persone c’erano insieme a lui: una o due? Forse una è giunta in un secondo momento? Dai circuiti di videosorveglianza della zona, se funzionanti, qualche informazione sulle auto transitate a quell’ora potrebbe anche giungere, anche se al momento non trapela nulla.
Sui mezzi d’informazione in queste ore sono state scritte tante cose, ma alcune di queste non trovano conferme. Da fonti vicine agli investigatori si smentisce il fatto che la vittima sia stata costretta ad inginocchiarsi (riportato da diverse testate). Sembrerebbe inoltre esclusa la circostanza che l’omicidio sia avvenuto fuori dall’auto: d’altronde chi rischierebbe di sporcare i propri vestiti col sangue della vittima per sistemare il cadavere dentro l’abitacolo trattenendo addosso una prova di colpevolezza così schiacciante?
Anche la voce di una lite con una donna, sabato sera al chiosco, non trova conferme, voce al momento derubricata come semplice diceria di paese. Un fatto, invece, sembra certo: la moglie di Antonio Crispi non ha presentato alcuna segnalazione ai Carabinieri per il suo mancato rientro a casa sabato sera. A spiegare ciò il fatto che molte volte il 44enne rincasava tardi quando la moglie già dormiva; proprio per questo, il mancato rientro non avrebbe allarmato il congiunto.
Il giallo permane sui motivi che hanno mosso la mano dell’assassino, che con ogni probabilità avrebbe agito d’impeto. Le piste privilegiate, formulate dalla stampa in questi tre giorni, tuttavia non confermate dagli investigatori, sono state due: quella passionale e quella legata agli stupefacenti. Piste abbastanza canoniche che ricorrono negli omicidi quando la spiegazione del crimine non è semplice. Scartata sin dall’inizio quella di mafia, si aggiungerebbe quella di una discussione, per un motivo qualsiasi, degenerata in una tale ira da trasformare un conoscente in un assassino.