L’amministrazione recapita ai biancavillesi gli arretrati Tares-Tari allo scadere della prescrizione. Si segnalano casi di importi non dovuti, bollette in doppio, errori nei calcoli
Non basta un territorio costellato da discariche e microdiscariche abusive – la provinciale 156 (la strada della vergogna) e la strada delle Vigne, solo per qualche evidente esempio –, adesso per il cittadino di Biancavilla sono pure arrivate le carissime bollette TARES-TARI, udite udite del 2013. La data che reca l’imposizione di pagamento dell’imposta è dicembre 2018, a pochi giorni dalla prescrizione. Ma la vera e propria beffa sono i pagamenti richiesti: carissimi, per immobili non dovuti (o almeno non dovuti per quelle cifre) e addirittura bollette duplicate per lo stesso anno d’imposizione.
A corredo dell’articolo (con le foto della galleria) citiamo un caso relativo a un immobile di Contrada Chiusi Pira (le Vigne) per un’abitazione di villeggiatura: si tratta di due richieste di pagamento per la stessa casa, una al figlio e una al padre, la prima per il 2013, la seconda per il 2014. Nessuno dei due al tempo era residente nell’immobile. Riguardo gli importi il primo utente è soggetto a un doppio pagamento per lo stesso periodo d’imposta (2013), uno di 1144 euro, l’altro di 769 euro. Il secondo utente (anno d’imposta 2014) è soggetto a un pagamento di 488 euro.
Il tutto è richiesto per una zona sprovvista del servizio rifiuti. Riepilogando: della stessa casa si chiede il pagamento per il 2013 al figlio (1913 euro totali) per 222 metri quadrati, e per il 2014 al padre (488 euro) per 100 metri quadrati (miracolosamente l’abitazione si è più che dimezzata). E tutto ciò in una villetta di non residenti, utilizzata per pochi mesi l’anno, in una zona non coperta dal servizio. Sembra proprio il caso in cui si è lanciata la rete (senza alcun reale accertamento) prima che subentrasse la prescrizione per vedere, alla fine, quanti pesci abboccano. E non è un caso isolato, ci giunge notizia di altri casi di evidenti incongruità, di cui vi renderemo conto. In realtà appare nient’altro che un modo, abbastanza grossolano, di far cassa sulla pelle dei cittadini da parte dell’amministrazione comunale.