A maggio dello scorso anno l’attuale primo cittadino era nel pieno della campagna elettorale che lo avrebbe incoronato sindaco. Dopo un anno, disattese tutte le promesse
È passato esattamente un anno – giorno più, giorno meno – da quando, con grande enfasi, Antonio Bonanno illustrava la sua proposta per la guida di Biancavilla, al termine dei 10 anni di amministrazione di centrosinista presieduta da Giuseppe Glorioso. Una proposta che sulla carta, e solo sulla carta, venne presentata in discontinuità rispetto al sindaco uscente: peccato che Bonanno dimenticò che lui, post-missino, fu assessore del sindaco un tempo comunista e poi Ds e Pd; peccato che quella discontinuità venne subito clamorosamente smentita dalle liste che, nel giro di una notte, passarono armi e bagagli dal centrosinistra alla coalizione Bonanno; peccato per tutti gli ex assessori e consiglieri di Glorioso che entrarono fra i candidati e poi fra i consiglieri e gli assessori di Bonanno, nel momento della vittoria avvenuta il 10 giugno del 2018. Peccato dimenticarsene così in fretta.
Partiva esattamente un anno fa – giorno più, giorno meno – la campagna elettorale che vide Bonanno cavalcare tutti i grandi temi della realtà locale: i rifiuti, le casette del Gal, i conti pubblici, gli impianti trattamento rifiuti, le tasse, oltre alla bonifica ambientale da fluoroedenite, ma quella è sempre stata una battaglia su cui tutti i primi cittadini che si sono alternati nell’ultimo quarto di secolo non si sono mai divisi.
Certo, su tutte le questioni avrebbe potuto chiederne conto ai suoi candidati e poi consiglieri comunali che armi e bagagli saltarono il fosso per correre ad abbracciarlo e che costituivano la spina dorsale dell’amministrazione Glorioso. Invece, il candidato sindaco Bonanno, notoriamente poco televisivo (senza argomenti preparati va in difficoltà davanti alle telecamere), affrontò la campagna elettorale promettendo un nuovo inizio, approfittando anche dello scarsissimo appeal dei suoi avversari e lasciando prefigurare quel che avvenne: vittoria al primo turno sbaragliando il candidato del centrosinistra Carmelo Mignemi e quello dei 5 Stelle Marco Mastrocola.
Con la conquista del piano nobile del Palazzo di Città ha inizio l’attività amministrativa che, nei primi giorni, brilla per la presenza su tutti i temi, “sempre sul pezzo”. Ma al passare delle settimane, il sindaco si chiude sempre più in se stesso, serrando a doppia mandata la fermatura della sua stanza. Dalle battaglie in prima linea della lunga campagna elettorale, che Bonanno iniziò con larghissimo anticipo, alla ritirata: rifiuti, se il territorio prima era una discarica, continua a rimanere tale. Gli incivili non si riescono a beccare, le telecamere falliscono e la provinciale 156 detta la “strada della vergogna” continua a essere una vergogna (a proposito ma le telecamere che c’erano in precedenza, che fine hanno fatto? Perché sono state smontate? Sindaco e assessore Stissi, perché non rispondete a questa domanda?). Le altre zone sensibili sono sempre zeppe di rifiuti e le multe a carico degli incivili che sporcano il territorio sono praticamente pari a zero («qualcuna l’abbiamo fatta» dice il comandante Lanaia a Yvii24).
Si segnala qualche azione dimostrativa nei confronti di chi non esegue correttamente la raccolta differenziata, ma la sostanza è che dai proclami si è costretti a prendere atto del fallimento: se quelli che c’erano prima non riuscivano a gestire la situazione, Bonanno e la sua squadra non fanno di meglio. Anzi probabilmente fanno di peggio, visto che l’attuale esperto rifiuti risulta “non pervenuto”.
E poi arriva il terremoto che sconquassa la città e con essa l’amministrazione: il sindaco è incapace di mediare fra le scuole “Bruno” e “Sturzo” sull’alternanza per i doppi turni, imposta dall’inagibilità del plesso della “Sturzo”. Il primo cittadino promuove riunioni segrete fra le dirigenti delle due scuole, ma la situazione gli sfugge di mano.
I genitori della “Bruno” e quelli della “Sturzo” se le danno di santa ragione sui social, mentre Bonanno si fa notare per la sua assenza. La città che dovrebbe ritrovarsi unita in un momento drammatico come il terremoto, vive una stagione di guelfi contro ghibellini con l’amministrazione che resta a guardare, senza riuscire a venirne a capo. Alla fine, senza accordo, Bonanno firma un’ordinanza che impone il turnover Bruno-Sturzo. Ma un gruppo di genitori e dipendenti della “Bruno” si rivolge al Tar.
E poi c’è la questione bilancio: Bonanno grida allo sfascio dei conti pubblici, causato, manco a dirlo, dal precedente sindaco (quello che aveva consiglieri e assessori che oggi stanno con lui), ma i fondi per la festa dei santi patroni, per il Natale, per il Carnevale, per la nuova fontana di piazza Sgriccio e per le orribili panchine di cemento di piazza Roma si trovano! Insomma: se i conti sono sfasciati, Bonanno, i soldi, dove li ha presi? E perché non li ha risparmiati?
Le casette del Gal continuano ad andare in rovina esattamente come prima, mentre a Piano Rinazze s’avvicinano minacciosi due impianti per il trattamento rifiuti, ma Bonanno le barricare le ha già smontate: «i progetti si trovano in uno stato avanzato» dichiara (anche in questo caso le colpe sono sempre di chi lo ha preceduto), e sono finiti i tempi in cui rilasciava interviste in cui si diceva «molto allarmato per la situazione». Eppure il dirigente della Regione Salvo Cocina, in una recente intervista a Yvii24, ha dichiarato che il sindaco può decidere il luogo dove insediarsi un impianto rifiuti. Bonanno ha risposto con una nota incomprensibile pubblicata da Yvii24: «Gli strumenti a nostra disposizione sono quelli del Piano regolatore». Che vuol dire? Boh… E comunque, perché non li utilizza questi strumenti?
La ciliegina sulla torta arriva con l’aumento dell’addizionale Irpef dallo 0,55 allo 0,75%: “Non aumenterò mai le tasse” aveva promesso sui manifesti elettorali, al tempo in cui era un semplice aspirante sindaco. Ma nuovamente arriva a smentire se stesso.
Certo, Bonanno può ancora contare su una opposizione praticamente nulla: non gli tira contro manco con la cerbottana e questo, per il momento, lo lascia navigare in acque tranquille. Gli unici che provano a gettare un sasso nello stagno siamo noi di Yvii24 e di Yvii Tv. Bonanno, da buon post-missino, non manca mai di manifestare in ogni luogo il proprio fastidio per le critiche. Insomma: a Biancavilla c’è il regno di Antonio I, il dispotismo per nulla illuminato. Per la vantata discontinuità, chiedere al Principe di Salina.