In meno di un mese cinque cani uccisi, quattro avvelenati e uno impiccato. Associazioni animaliste: “È inciviltà”. Il sindaco: “Facciamo il possibile”
Sgomento e perplessità. Queste sono state le reazioni più comuni, a Paternò, dopo i tragici fatti che hanno visto come miseri protagonisti cani inermi. Cinque i cani sono stati uccisi. Non tutti erano randagi, uno sembra che avesse dei proprietari. Il primo a morire è stato un cucciolo impiccato a Pietralunga, poi il metodo dell’avvelenamento attraverso il cibo ha prevalso come tecnica diabolica di annientamento di questi animali.
A soffrire maggiormente per questi gesti brutali e deprecabili sono le associazioni di volontariato che impiegano risorse, tempo e passione per queste creature. Yvii 24 ha incontrato i rappresentati delle tre associazioni che operano a Paternò, e raccolto le loro impressioni e la denuncia del senso di abbandono istituzionale che avanzano. Da cinque anni nel territorio per superare il fenomeno del randagismo sono sorte tre associazioni: “Il mio amico” il cui presidente è Francesco Gerloni; “Upa – Uniti per gli animali” di Giuseppe Panassiti e “Cuccioli dell’Etna” di Elisa Russo.
L’impegno dei volontari si sostanzia nell’accudire questi animali, per superare il fenomeno del randagismo: «Questo fenomeno si riduce con le adozioni e le sterilizzazioni. Tutto questo – spiega Annarita Lo Cicero, vice presidente di “Cuccioli dell’Etna” – ha un costo che grava su di noi. Prima di effettuare la sterilizzazione e l’adozione ci sono dei passaggi preliminari. Innanzitutto bisogna prendere il cane, sverminarlo, vaccinarlo, fare un trattamento antiparassitario e non ultimo pagare il volo per farlo giungere verso chi ha richiesto l’adozione. Il Comune non ha mai versato un euro per questo, ma siamo noi che mettiamo mano al portafoglio. Idem per quanto riguarda le spese della sterilizzazione, siamo noi con le nostre auto a portarli a Catania per farli sterilizzare. Non si parla di uno due tre cani, ma si parla di tantissimi cani: solo nel 2015 ne sono stati adottati 300, nel 2016, 400, anche le sterilizzazioni sono in netto aumento facendo risparmiare una gran quantità di denaro al Comune».

Azioni crudeli nei confronti dei cani sembrano vanificare l’impegno quotidiano dei volontari: «Credo che questo sia lo specchio di una società malata,– commenta gli ultimi casi il presidente dell’Upa Panassiti – ma soprattutto di una società che non è stata educata. Questi fatti vanno a sottolineare un grado di inciviltà presente su Paternò. È venuto a mancare in questi anni rispetto al lavoro delle associazione, che hanno cercato di creare una sorta di identità animalista, il ruolo delle istituzioni. Un ruolo che doveva essere più che punitivo educativo».
Insistono sulla sensibilizzazione per un maggior rispetto dei cani: «Non abbiamo mai ricevuto alcun aiuto economico – precisa Luca Bertino vice presidente Upa – per accudire questi cani che sono proprietà del Comune. È stato siglato un protocollo d’intesa con l’amministrazione ma questo documento non ha mutato la situazione è rimasto tutto sulla carta, ci sentiamo presi in giro e abbandonati. Abbiamo anche invitato l’amministrazione ad avviare nella scuole, nelle famiglie incontri di sensibilizzazione sul tema randagismo, evidenziando problemi e possibili soluzioni. Anche su questo fronte, da parte istituzionale, solo silenzio».
Sulle accuse di abbandono da parte dell’amministrazione ha risposto il sindaco Mauro Mangano: «Noi come Comune abbiamo fatto e facciamo il possibile per risolvere la questione randagismo. Ci sono dei controlli da parte di un gruppo di vigili urbani direttamente dedicato a questo scopo. Settanta mila euro l’anno vengono spesi con quest’obiettivo di ridurre il randagismo, si tratta di una cifra che dimostra un’attenzione in un momento difficile economicamente. Quando ci sono state risorse ulteriori abbiamo acquistato medicine e cose utili per i cani. Abbiamo messo a disposizione dei volontari ben due strutture comunali. Mi piacerebbe che non si strumentalizzasse anche questa situazione. Non ha senso fare polemica su una questione così spiacevole per tutti».