Operazione in codice “Cowards”, poiché i malviventi picchiavano e rapinavano anziani indifesi
Una banda ritenuta responsabile di rapine a gioiellerie, in abitazioni e ville, commesse anche picchiando e immobilizzando persone anziane, oltre a furti in case e a rappresentanti di preziosi è stata sgominata a Catania dalla Polizia. Su delega della locale Procura Distrettuale la squadra mobile, che ha svolto le indagini, ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di undici persone indagate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapina, tentata rapina, furto e ricettazione.
L’operazione è stata denominata “Cowards” ovvero “codardi”, per la violenza che i malviventi perpetravano nei confronti di persone indifese come gli anziani. Tre degli arrestati sono stati posti ai domiciliari. Uno dei destinatari del provvedimento restrittivo è riuscito a sfuggire all’arresto perché all’estero. In manette sono finiti: Alessandro Bagli, di 52 anni; Danilo Di Mauro di 25; Giuseppe Nicolosi, di 30; Placido Privitera, di 28; Salvatore Sgroi, di 41; Rosario Spampinato, di 52; Giuseppe Zappalà, di 23. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Ettore Roberto Virgata, di 22 anni Angelo Zinna, di 25, e Graziella Rapisardi, di 38.
Il provvedimento accoglie gli esiti di un’attività investigativa, di tipo tecnico, avviata dalla mobile e coordinata dalla Procura della Repubblica a seguito di una rapina aggravata commessa nel pomeriggio del 26 ottobre 2015 ai danni di una gioielleria ubicata nella centralissima via Etnea a Catania. Gli investigatori della squadra antirapine, sezione “reati contro il patrimonio”, accertavano che due giovani rapinatori, a volto scoperto, dopo aver puntato una pistola contro il titolare del negozio, minacciandolo di morte, si erano impossessati di un panetto contenente bracciali in oro per un valore di 12 mila euro e di 2 bracciali in oro.
Dai filmati di una telecamera di video-sorveglianza di un’attività della zona, si notava come i due giovani malviventi si fossero dati dapprima alla fuga a piedi raggiungendo la vicina via Sant’Euplio e, successivamente, si fossero allontanati a bordo di uno scooter Aprilia Leonardo, risultato poi provento di furto. Proprio la rilevazione della targa del ciclomotore costituiva l’input per una lunga serie di servizi di intercettazioni e di video-riprese disposti dalla Procura della Repubblica di Catania.
Le investigazioni, condotte nell’arco temporale ottobre 2015 – aprile 2016 consentivano non solo di acquisire elementi di prova in ordine ai responsabili della rapina, ma di svelare pure l’esistenza di un’organizzazione criminale, promossa ed organizzata da Danilo Di Mauro, Giuseppe Nicolosi e Giuseppe Zappalà i quali, con l’apporto di altri soggetti, era specializzata nella commissione di una serie indeterminata di delitti contro il patrimonio.
Le indagini hanno chiarito che Nicolosi, al tempo agli arresti domiciliari, operava come ideatore e promotore dei reati da portare a termine, utilizzando la propria abitazione come una sorta di quartier generale dove gli altri malviventi si riunivano per organizzare la messa a punto dei “colpi”, curando le attività preliminari come l’individuazione dei bersagli, gli appostamenti finalizzati a comprendere le abitudini delle vittime, la duplicazione delle chiavi di ingresso delle abitazioni prese di mira. Fatta luce su due rapine commesse, con particolare efferatezza, ai danni di anziane vittime sorprese all’interno delle loro abitazioni, rispettivamente nel febbraio e nell’aprile del 2016.
In particolare, la prima veniva perpetrata a Catania la sera del 19 febbraio, quando i rapinatori, introdottisi all’interno dell’abitazione di due fratelli ubicata nel centro catanese, colpivano al volto una delle due vittime, che veniva anche immobilizzata con nastro isolante, mentre l’altra veniva costretta ad aprire la cassaforte dalla quale asportavano la somma complessiva di 7 mila euro e altri preziosi. La ricostruzione accertava che Zappalà, approfittando dei lavori edili effettuati insieme al padre muratore presso l’abitazione delle due vittime, aveva provveduto a duplicare le chiavi d’ingresso. L’analisi delle conversazioni registrate, sebbene in forma criptica, unitamente all’ubicazione delle celle d’aggancio utilizzate dal telefono cellulare consentivano la precisa individuazione dell’abitazione delle vittime.
La seconda rapina, invece, veniva realizzata la sera del 20 aprile 2016 ai danni di una coppia di anziani coniugi, utilizzando l’escamotage di staccare l’energia elettrica dell’abitazione, sita nella zona di Ognin-Picanello. Approfittando della circostanza che la donna aveva aperto la porta d’ingresso, i malviventi si introducevano all’interno dell’appartamento e colpivano ripetutamente le vittime, procurando alla signora la rottura della protesi dentaria ed all’uomo un trauma cranico.
Nel corso della rapina, i banditi puntavano un coltello alla gola dell’anziano, minacciandolo di morte, immobilizzavano la coppia e si impossessavano della somma complessiva di 1.500 euro e di anelli preziosi.
Venivano raccolti anche elementi di prova relativi ad un furto in abitazione commesso in data 29 novembre 2015 a Viagrande e ad una tentata rapina ai danni di un anziano, ex imprenditore edile, proprietario di una lussuosa villa sita in territorio del comune di Catenanuova, nell’ennese, sventata grazie all’intervento di personale della Mobile che procedeva al fermo di indiziato di delitto per ricettazione aggravata Zappalà e Di Mauro.
Ricostruiti anche due episodi di furto aggravato commessi ai danni di rappresentanti di preziosi perpetrati rispettivamente, il primo a Canicattì l’1 dicembre 2015, nel corso del quale gli autori si impossessavano di una borsa contenente preziosi per un valore di centomila euro, ed il secondo a Catania il 10 dicembre 2015. In quest’ultima occasione, a seguito di mirato servizio, la squadra mobile arrestava due dei tre malviventi, Privitera e Spampinato, recuperando i borsoni trafugati con all’interno oggetti preziosi il cui valore commerciale ammontava a cinquantamila euro.