Il legale adranita subentra al collega Enrico Trantino. «Il nostro primo obiettivo è quello di a far assomigliare un po’ gli avvocati di Catania alla figura di Serafino Famà»
L’avvocato Salvatore Liotta, 57 anni, adranita, è il nuovo presidente della Camera penale “Serafino Famà” di Catania. Il voto per il presidente e per i componenti del Consiglio direttivo è giunto ieri nel corso della consultazione svoltasi nei locali della Biblioteca dell’Ordine degli Avvocati di Catania in piazza Verga. Turi Liotta subentra a Enrico Trantino. Vice è stato eletto l’avvocato Tommaso Tamburino. Questo il neoletto Consiglio direttivo: Claudio Galletta, Ornella Valenti, Salvo Cannata, Letizia Galati e Mattia Serpotta. Presidente e consiglio rimarranno in carica due anni e sono rieleggibili.
«La mia elezione alla presidenza della Camera penale di Catania, avvenuta insieme a quella degli amici del direttivo, è un grande onore ma soprattutto una grande responsabilità – dichiara a Yvii24 l’avvocato Liotta, commentando la sua elezione –. La Camera penale di Catania non a caso è intitolata a un grande avvocato e grande uomo, Serafino Famà, che la mia generazione di avvocati ha avuto la fortuna di conoscere. Il nostro primo obiettivo è quello di fare assomigliare un po’ i nostri colleghi a quel che è stato Serafino Famà.
Avverto la necessità di far maturare un sentimento di nuova consapevolezza in tutti gli avvocati penalisti catanesi, che sono tanti, autorevoli, importanti, bravi, entusiasti, dinamici. Rappresentarli sarà importante per far acquisire consapevolezza di quel che è la nostra funzione, non solo professionale, ma anche sociale, culturale e politica. Gli avvocati difendono i diritti dei cittadini, stanno al loro fianco in un momento importante, quello del giudizio penale, sia per esigere giustizia, sia per ottenere una giustizia giusta. Questo sarà il nostro lavoro, guardare alla grande platea degli avvocati catanesi per puntare tutti verso l’alto».
Quale programma porterà avanti?
«Ci poniamo tre obiettivi – dice Liotta –. Intanto la formazione. Per essere un avvocato preparato e rispondere alle diverse esigenze della professione deve conoscere e sapere molte più cose, deve utilizzare gli strumenti del diritto penale e processuale europeo, perché l’Europa interviene anche nella vita dei cittadini e degli avvocati con norme di produzione europea, con la giurisprudenza, con la tutela dei diritti in ogni sede.
Secondo, la deontologia che non è un’arte o qualcosa di esterno, ma è soprattutto regola vissuta. Terzo, una propria espressione nell’ambito della politica legislativa e giudiziaria. La gestione e la logistica della giustizia passa anche attraverso le norme che si creano e attraverso la capacità di essere voce nell’opinione pubblica.
Veniamo dopo 4 anni di una splendida guida affidata a Enrico Trantino. Speriamo di continuare e ampliare questa capacità di intervento».
Quale la prima iniziativa del neoletto presidente?
«La prima iniziativa pubblica sarà l’incontro, aperto alla città, fra gli avvocati ed i presidenti passati della Camera penale, da Enzo Trantino a Enrico Trantino passando per tutti gli autorevoli colleghi che si sono avvicendati alla guida, affinché la città conosca meglio la storia della Camera penale, ma la conoscano meglio anche i colleghi, soprattutto i più giovani affinché possano avere consapevolezza e capire qual è il ruolo della Camera penale e il ruolo dell’avvocatura penalistica nella nostra città – conclude il neopresidente della Camera penale di Catania».
L’avvocato Enrico Trantino, affida a Facebook il suo commento a conclusione del doppio mandato espletato negli ultimi 4 anni.
«Si conclude la mia esperienza alla presidenza della Camera Penale Serafino Famá.
Con il mio Direttivo – che ringrazio per l’aiuto, i consigli e lo straordinario affetto che mi hanno sempre rivolto – ci siamo spesi tanto, battendoci per una più nobile idea di giustizia.
In un mondo assetato di sangue e vendetta, la tutela dei diritti è materia che non sempre procura consensi. Ma se tutti agissimo per ricevere elogi o soddisfare aspettative, tradiremmo la nostra missione, la Toga e la figura di Serafino.
Siamo Avvocati. Solo se ci ricordiamo quanta sofferenza e angoscia si annida nelle pieghe del nostro abito d’udienza, e se pretendiamo il rispetto di ciò che siamo, avremo recitato la nostra parte e contribuito a rendere il mondo migliore».