Dietro le sbarre l’adranita Nicola Mancuso, condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo per la morte della giovane biancavillese
Si è svolta nella giornata di oggi presso il Tribunale di Catania, la prima udienza del processo d’appello sul caso della giovane biancavillese – allora 19enne- Valentina Salamone, ritrovata prima di vita il 24 luglio 2010 in una villetta ubicata nella zona vigne di Adrano. Udienza che a causa del Covid era stata rinviata per tre volte, poi fissata per la giornata odierna. La Corte – come si legge in un post Facebook della trasmissione “Quarto Grado” di Rete4 – ha rigettato la richiesta di una nuova perizia collegiale sulle prove scientifiche, ma ha deciso di tornare ugualmente sul punto, sentendo di nuovo i Ris di Messina e riservandosi di approfondire ulteriormente con altre testimonianze qualificate.
Per il caso della giovane biancavillese, i giudici della Corte d’Assise del tribunale di Catania avevano già condannato in primo grado l’adranita Nicola Mancuso alla pena dell’ergastolo. Sentenza, che accoglieva in pieno la richiesta del Sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Sabrina Gambino, riconoscendo il 38enne adranita colpevole dell’omicidio della 19enne biancavillese. Un caso, quello di Valentina, ritrovata impiccata alla trave di ferro di una tettoia, che venne fatto passare inizialmente come suicidio, archiviato come tale, ma che solo la voglia di verità della famiglia portò ad un ribaltamento della vicenda nelle aule giudiziarie.
Valentina, che aveva una relazione con Nicola Mancuso, sarebbe divenuta “opprimente” per questo, sposato a padre di tre figli. Fra i due, la sera antecedente il ritrovamento del corpo, durante una festa con altri amici, si sarebbe instaurata un’accesa discussione sfociata poi in una lite. Per Mancuso, quella storia era solo un fastidio che minacciava la sua serenità familiare: da qui la decisione estrema. Il giudice, ha fissato la prossima udienza per il prossimo 16 novembre.