La ragazza è risultata negativa agli ultimi tamponi, ricevendo l’attestazione di guarigione dall’Asp
In un clima difficile come quello che abbiamo vissuto in questi 2 lunghi mesi che ci separano dal primo caso italiano di Coronavirus registrato a Codogno, in un susseguirsi di notizie spesso tragiche che risultano difficili anche per noi giornalisti scrivere quotidianamente, in questo 25 aprile – giornata simbolo della liberazione nazionale – vogliamo raccontare una notizia che possa dare speranza. La storia a lieto fine è quella di una ragazza di Santa Maria di Licodia, che nella prima decade di marzo era risultata positiva al tampone del Coronavirus e che proprio in questi giorni è stata dichiarata dall’Asp di Catania definitivamente guarita.
Se ieri era incertezza e preoccupazione, oggi è gioia, oggi è serenità, oggi è la fine di un brutto incubo che ha permesso alla giovane licodiese di poter riabbracciare il resto della sua famiglia che vive a Santa Maria di Licodia dopo tanto tempo trascorso in isolamento nella propria abitazione catanese. «Sono guarita dopo circa 40 giorni», racconta a Yvii 24 la ragazza. «Ho contratto il Sars-Cov2 venendo a stretto contatto con un soggetto risultato positivo al virus. Durante la mia convalescenza ho manifestato dei sintomi lievi, fra cui febbre persistente, tosse, mal di testa e attenuazione del senso del gusto e dell’olfatto. Sintomi che non riesco comunque a paragonarli a quelli di un normale raffreddore, non perché siano stati più intensi ma semplicemente perché, almeno nel mio caso specifico, sono risultati diversi. Da parte dei sanitari non mi è stata prescritta nessuna cura e non ho più nessun sintomo già da qualche tempo prima dell’esecuzione degli ultimi tamponi, risultati poi negativi».
Una notizia, quella della positività della giovane, che pubblicammo l’11 marzo scorso e che piombò sulla comunità licodiese come un macigno, generando apprensione in tutti i cittadini, spaccandone l’opinione pubblica. C’era chi, in preda all’ansia pretendeva di conoscere il nome – è stata una costante di questa epidemia la “caccia all’infetto” – e chi invece mostrò sin da subito tanta vicinanza ad una ragazza che aveva avuto la sfortuna di contrarre un virus del tutto sconosciuto, i cui approcci medici erano ancora distanti da linee guida e protocolli certi. «Non appena sono venuta a conoscenza della possibilità di aver contratto il virus sono entrata in isolamento e ho seguito tutte le procedure del caso» ha continuato la licodiese. «Tuttavia, purtroppo, ho notato che si tende a reagire in maniera molto forte alla notizia di un positivo al Coronavirus e questo porta le persone a preferire che la notizia non venga divulgata. Nel mio caso, il mio contagio, ha purtroppo portato alla diffusione anche di notizie non veritiere che hanno contribuito a aumentare lo stato di panico già diffuso».