Passo del Mortirolo, Passo del Gavia e Passo dello Stelvio: tre gruppi di ciclisti rivivono le dure, ed emozionanti, salite del “Giro”
Un’impresa epica che resterà nel cuore nei ricordi dei protagonisti, quella compiuta ieri, giovedì 28 luglio, in Valtellina, la regione alpina corrispondente al bacino idrico del fiume Adda a monte del Lago di Como. Fra ripide salite, natura e pedali, si è realizzato un progetto nato nello scorso mese di ottobre e preparato per molti mesi sulle strade dell’Etna da tre gruppi di ciclisti siciliani: “Vulcan riders team” di Biancavilla; “Etna climbikers” di Paterno; “Adrano bike” di Adrano. Alla fine son partiti in cinque: Antonio Di Mauro, Francesco Cunsolo, Andrea Chiantello, Dino Benfatto e Salvo Scalisi.
I cinque ciclisti si sono uniti per compiere un’irripetibile scalata: conquistare nello stesso giorno in bici tre dei passi alpini più duri ed epici, percorrendo le salite che hanno fatto la storia del ciclismo: Passo del Mortirolo, Passo del Gavia e Passo dello Stelvio.
La scalata ha avuto inizio all’alba, con partenza da Bormio. Dopo i trenta chilometri iniziali è giunta la scalata del Passo della Foppa, meglio noto per gli appassionati delle due ruote come “il Mortirolo”, salita legata a doppio filo alla storia di Marco Pantani, con pendenze costanti al 20% per 12 km. E proprio al “pirata” è dedicato un monumento che immortala l’indimenticato campione mentre scatta.
«Siamo arrivati al Passo tra i paesaggi del Parco nazionale dello Stelvio e negli occhi i ricordi di tutte le tappe del Giro d’Italia» scrivono i ciclisti etnei a Yvii24. Giusto il tempo di riprendere fiato e i cinque hanno affrontato il Gavia e la salita dello Stelvio, per raggiungere i 2.758 metri di quota. Natura e sudore, tanta fatica, ma anche tanta voglia di compiere l’impresa da ricordare e raccontare. Il traguardo è giunto nonostante cinquemila metri di dislivello e 39, infiniti, tornanti.
«Ma la fatica e la stanchezza vengono ripagati dal paesaggio e dall’emozione di avercela fatta». Così i cinque commentano l’impresa a “motori” caldi.