Corteo silenzioso, spettacolo teatrale, assemblee cittadine, e la consegna del Premio nazionale “Giuseppe Fava” al giornalista Giovanni Tizian
Il 5 gennaio di trentatré anni fa un commando mafioso del quale faceva parte il killer Maurizio Avola e il boss Aldo Ercolano, spegneva per sempre la voce di Pippo Fava: giornalista, scrittore, drammaturgo, fondatore de “I Siciliani”. Una biografia nota a chi ha vissuto gli anni ’80, ma non propriamente chiara a chi non c’era ancora e nulla sa di quegli anni in cui Catania contava cento morti l’anno per mano mafiosa. In quella Catania comandava il boss Nitto Santapaola, mandante insieme a Ercolano dell’omicidio, che riusciva a condizionare politica e affari. “I quattro cavalieri dell’apocalisse mafiosa” fu l’editoriale del primo numero dei Siciliani, in cui Fava parlò dei quattro imprenditori catanesi Rendo, Graci, Costanzo e Finocchiaro, esponendo le sue convinzioni sulla mafia e sulle sue collusioni con gli ambienti imprenditoriali e politici catanesi. Un anno dopo quel primo numero, quel commando di morte silenzia Fava per sempre: cinque proiettili di una calibro 7,65 lo ammazzano davanti al Teatro Stabile, dove il giornalista è appena arrivato per seguire lo spettacolo della nipotina.
C’è una Catania che continua a ritrovarsi il 5 gennaio in via Giuseppe Fava – l’ex via dello Stadio successivamente intitolata al giornalista – in una città che luccica ancora di feste natalizie e che è già pronta per sant’Agata. È una Catania che, forse non propriamente convinta, vuol comunque conservare il valore della memoria di questo suo figlio (acquisito, poiché Fava era di Palazzolo Acreide) che le ha dato lustro nel mondo, anche se, purtroppo, i più non riescono a riconoscerlo. Per questo trentatreesimo anno da quei cinque spari, il programma prevede un corteo silenzioso, uno spettacolo teatrale, assemblee cittadine, e la consegna del Premio nazionale “Giuseppe Fava, nient’altro che la verità: scritture e immagini contro le mafie” al giornalista Giovanni Tizian.