Incontro ad Acireale con mons. Antonino Raspanti e con Giuliano Amato, sul celebre discorso di Benedetto XVI
Invocare il principio di razionalità nelle religioni, in tutte le religioni è un modo per evitare anche l’orrore bellico. Sembra che questo, ovvero la razionalità e il suo posto all’interno delle religioni sia stato il perno del “Discorso di Ratisbona” del papa emerito Benedetto XVI, pronunciato nell’ateneo della città tedesca nel 2006. Un discorso non compreso anzi avversato e strumentalizzato, soprattutto dagli islamici. L’attualità del messaggio, del tentativo di apertura al dialogo non solo confessionale, ma anche culturale di allora (peraltro neanche il primo da parte di papa Ratzinger), è stato al centro di un dibattito che si è svolto nella sala conferenze della sede centrale del Credito Siciliano di Acireale, la scorsa fine settimana.
A relazionare su quest’importante tema il vescovo e vice presidente nazionale della CEI Antonio Raspanti e il giudice della Corte Costituzionale e presidente del “Cortile dei Gentili” Giuliano Amato. Quest’ultimo organismo, presieduto nel suo consiglio da Amato, è sorto, per volere dello stesso Pontefice, al fine di favorire il dialogo tra credenti e non credenti.
Quella lectio magistralis del 2006 è custodita in un libro a cura di Laurent Mazas e Gabriele Palasciano, dal titolo “La provocazione del Logos cristiano. Il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI e le sfide interculturali” edito da Rubettino, con la prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi e una introduzione del vescovo Raspanti. Da questo volume ha preso avvio il dibattito. Ambedue i relatori hanno sottolineato come nel suo intervento papa Benedetto intendesse porre l’accento sul valore della razionalità all’interno delle religioni, di ogni religione, perché senza razionalità si rischia di andare contro la volontà divina, quindi anche verso la violenza.
Un discorso coraggioso e necessario, ancora estremamente attuale come ha precisato lo stesso moderatore dell’incontro Salvo Fallica: «Un dibattito di alto livello su filosofia, teologia, storia, religione e cultura. Una riflessione sul dialogo fra religioni e culture molto attuale. Entrambi i relatori hanno sottolineato l’importanza storica e culturale del Discorso di Benedetto XVI, un discorso di vera apertura, che cercava un dialogo con le altre religioni partendo dalla ragione, dal Logos».
L’incontro, molto apprezzato e seguito, al punto che, essendo la sala conferenze gremitissima, alcune persone hanno ascoltato dai vani attigui, si è rivelato un modo per riflettere congiuntamente sulla modernità del Discorso, sulla democrazia e lo spazio delle fedi nel confronto pubblico. Se Giuliano Amato, da laico, non credente ha evidenziato l’autenticità del messaggio razionale del Discorso, ricordando come anche nel confronto, da cardinale Ratzinger, con il filosofo Habermas, della Scuola di Francoforte, abbia espresso una visione innovativa e moderna sul dialogo tra ragione e fede. Accuratezza e lucida analisi nell’intervento del vescovo Raspanti soffermatosi sulla valenza storica del Discorso di papa Benedetto e sul suo senso profondo ed inequivocabile: «La ragione rimane un caposaldo di qualsiasi religione. Se la razionalità non viene rispettata si va, secondo il papa emerito, contro la natura di Dio».