Intervista di Yvii24 alla presidente di “Vivisimeto”, associazione attiva per tutelare e valorizzare il fiume
Per comprendere meglio la situazione degrado e rifiuti all’Oasi di “Ponte Barca” (rileggi l’articolo) abbiamo sentito il presidente dell’associazione ambientalista “ViviSimeto”, Elisa Coppola, associazione che si è sempre impegnata per la tutela di siti come questo in maniera volontaria, mentre l’ente gestore è la Regione Siciliana. «Mi dispiace tantissimo assistere a queste scene – ha commentato la presidente Coppola –. Questo degrado forte e continuo è una piaga grande, per quanto riguarda la sponda destra del fiume in particolare non si possono fare neanche osservazioni più ravvicinate della fauna, perché da diversi anni viene colpita dall’abbandono dei rifiuti. Non si riesce a trovare una soluzione definitiva per evitare questo scempio».
Lo stato di degrado è riscontrabile, non in un luogo qualsiasi, che sarebbe anche grave, ma in un’oasi, un sito d’interesse comunitario.
«L’assessorato regionale dell’Agricoltura, nel 2009, con un decreto ha stabilito che il sito di contrada Ponte Barca divenisse un’oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica, in particolare degli uccelli migratori acquatici, ed è riconosciuto come sito d’interesse comunitario. Si tratta di un riconoscimento e quindi viene quasi a mancare l’obbligo di tutela, noi assieme alla LIPU ci battiamo affinché si possa usufruire di questo luogo rispettandolo. Anche l’Anpas si è spesa parecchio per la sua salvaguardia».
Con la LIPU avete recentemente presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di che si tratta?
«Ci siamo trovati dinanzi ad una moria di carpe, inoltre c’era cattivo odore e una patina oleosa nell’acqua, quindi ci siamo attivati e segnalato, in modo che partano le indagini e si comprenda cosa stia avvenendo. Non è certo la prima segnalazione è un continuo, addirittura noi stessi tante volte ci sbracciamo e puliamo; anche il comune di Paternò, una volta, ha fatto bonificare l’area, ma dopo due giorni era tutto come prima. Bisogna intervenire con sistemi di videosorveglianza, con sanzioni salatissime per fare desistere questi incivili che mettono a repentaglio la sopravvivenza di un ecosistema molto particolare e non capiscono che questo deturpare la natura ci ritorna indietro».
Solo l’educazione alla cultura del rispetto è sufficiente in casi come questo?
«Purtroppo non lo è. Il volontariato può incentivare il rispetto dell’ambiente ma non può sostituirsi a chi dovrebbe garantire ordine e pulizia dei siti. Per il resto noi non ci arrendiamo continuiamo con le iniziative di sensibilizzazione, pur con tutte le difficoltà. Insieme al Presidio partecipato del Fiume Simeto, stiamo pensando all’istituzione di un ecomuseo. Un luogo che possa rendere più concreta l’esigenza di valorizzazione dell’area simetina. Inoltre non si riesce a capire che con azione di inciviltà come l’abbandono dei rifiuti, tante volte anche tossici e pericolosi, si distrugge l’ambiente, si crea danno alla salute di tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo».
Uno degli attivisti sul fronte ambientale, tra i più determinati, è stato sicuramente il professore Luigi Puglisi recentemente scomparso, cosa ha lasciato a “ViviSimeto”?
«Ha lasciato il suo encomiabile esempio. Noi non dimenticheremo mai Luigi Puglisi, una persona che ha donato il suo tempo, un’intera esistenza, alla preservazione di queste aree così particolari. Un uomo straordinario che non si arrendeva mai, ogni volta sempre pronto a rimettere a posto dove qualche incivile aveva danneggiato, sempre disposto a lottare per difendere l’ambiente. E tra qualche giorno le sue ceneri saranno sparse nel fiume Simeto, il suo fiume».
Sembra la negazione di un diritto l’impossibilità di fare una passeggiata nelle sponde del fiume, di godere di un paesaggio unico.
«Non è soltanto questo, si blocca tutto un processo che può essere utile non solo sul profilo turistico, ma di crescita globale dell’intera area. Se si pensa che fino a qualche tempo fa venivano ricercatori a studiare queste specie acquatiche, e anche fotografi naturalisti, adesso con i rifiuti sparsi in ogni dove è impossibile appostarsi per osservare queste creature e quindi documentarne la presenza. Noi stessi proponevamo visite guidate nell’oasi di Ponte Barca, ma con l’attuale situazione è improponibile, cosa osserverebbe il turista, i rifiuti?»