Il sisma più forte, magnitudo 2.1, registrato oggi alle 13:42 in territorio di Ragalna
Lento ritorno alla normalità sull’Etna, dopo l’eruzione iniziata la vigilia di Natale e la fase sismica che ha avuto il suo picco la notte di Santo Stefano con i crolli di abitazioni a Fleri e in altre frazioni dell’area orientale del vulcano. I fenomeni sia sismici, sia effusivi e stromboliani sono nettamente diminuiti nelle ultime 24 ore.
La sala operativa dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Osservatorio etneo, di Catania, da noi contattata nel pomeriggio, conferma questo quadro, sottolineando una situazione stazionaria.
Piccoli eventi che lo sciame sismico non si è esaurito, ma procede con livelli più bassi rispetto ai giorni precedenti. La fase è ancora attiva ma su livelli minori. Sul fronte più prettamente vulcanico, l’attività è in vistoso calo e in via di esaurimento. Per tutta la giornata di oggi l’Etna ha mostrato un alto pennacchio a testimonianza della fase di degassamento.
L’attività sismica ha prodotto dalla mezzanotte in poi una ventina di terremoti, la metà dei quali in territorio di Zafferana Etnea, quattro a Ragalna, dove i sismografi hanno registrato la scossa più forte: magnitudo 2.1 alle 13:42.
I valori del tremore dei condotti interni del vulcano, che segnalano l’energia del magma in risalita, sono ulteriormente calati, attestandosi su dati quasi nella norma.
La fase effusiva sembra lentamente regredire, con la lava ferma nella desertica valle del Bove.
INGV ANALIZZA IMMAGINI SATELLITARI
Nell’ambito delle attività di monitoraggio dell’attività dell’Etna svolte dalla Sezione di Catania – Osservatorio Etneo dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) sono state analizzate le immagini SAR (Satellite Aperture Radar) dei due seguenti passaggi del satellite Sentinel 1 dell’ESA (European Space Agency), facente parte del sistema Copernicus:
A) 22 dicembre 2018 h 05:04 GMT
B) 28 dicembre 2018 h 05:04 GMT
La geometria di vista del sensore è discendente (punto di ripresa a Est-Sud-Est dell’Etna, con una inclinazione di circa 40°).
Il risultato dell’elaborazione interferometrica in fase dei dati SAR qui allegato (1 frangia = 28 mm di spostamento lungo la linea di vista) evidenzia un campo di deformazione complesso che interessa l’intero vulcano. Nel dettaglio si rilevano le seguenti strutture:
– il dicco intruso il 24 dicembre nell’alta Valle del Bove che ha prodotto una deformazione massima di circa 16 cm verso Ovest e 20 cm verso Est;
– la faglia di Fiandaca-Pennisi (FPF; basso versante Sud-Est) che mostra uno spostamento massimo relativo tra i due lati di 20 cm;
– la faglia della Pernicanca (PFS; versante Nord-Est) che ha mostrato uno spostamento massimo relativo tra i due lati di circa 3 cm;
– la faglia di Ragalna (RFS; alto versante Sud-Ovest) che ha mostrato uno spostamento massimo relativo tra i due lati di circa 2 cm (la geometria di vista del sensore non è ottimale per il rilevamento del movimento di questa faglia a causa del suo azimut e slip);
– la faglia di Borello-Ognina (BOF; basso versante meridionale) che ha mostrato uno spostamento massimo relativo tra i due lati di circa 2 cm.
Le faglie di Fiandaca-Pennisi, Pernicanca e Ragalna si sono attivate nel corso dello sciame sismico tuttora registrato dalle reti dell’Etna.
Nei prossimi giorni saranno condotte ulteriori analisi, anche con dati acquisiti in geometria ascendente, al fine di integrare l’analisi interferometrica con le misure GPS e affinare il risultato preliminare per fornire una interpretazione più accurata del campo di deformazione del vulcano.
CARABINIERI IN ATTIVITÀ ANTISCIACALLAGGIO
Il Comando Legione Carabinieri “Sicilia” a seguito dell’evento sismico che si è verificato il 26 dicembre scorso in diversi comuni della provincia etnea, ha disposto (come si legge in un comunicato stampa) l’invio dei militari dello Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” nelle zone più colpite dal sisma dove numerose persone hanno dovuto abbandonare le loro case rese inagibili dalla violenta scossa tellurica.
Gli operatori dello Squadrone, qualificati per la ricerca dei latitanti e la prevenzione e repressione dei reati in aree rurali, faranno da supporto al dispositivo di sicurezza già avviato nell’immediato post terremoto dal Comando Provinciale Carabinieri di Catania che in campo, oltre alle Compagnie di Acireale e Giarre, ha dislocato delle pattuglie formate da personale del Nucleo Investigativo (Squadra “Lupi”) nella fattispecie dedicato all’opera di anti-sciacallaggio.