Reportage sull’evento eruttivo che ha prodotto due colate sviluppatesi dalle prime ore di sabato dal Nuovo Cratere di Sud-Est
Attraverso la funivia della funivia dell’Etna gestita dal gruppo Russo-Morosoli, che ringraziamo per l’ospitalità, con la troupe di Yvii24 abbiamo raggiunto quota 2504 dove si trova la stazione d’arrivo delle cabinovie. Nel piazzale antistante ad attenderci un bus 4×4 su cui saliamo insieme ai tantissimi turisti provenienti da ogni parte del mondo ed attirati dal fascino del “Mongibello”.
Attraverso un percorso sterrato e dalle pendenze aspre, attraversiamo un paesaggio lunare, lo stesso offerto dalle Tv in queste settimane in occasione del 50mo anniversario dell’allunaggio.
Tanta sabbia, polvere, orme dei più coraggiosi scalatori che rimangono impresse nel terreno, su un percorso tagliato tra le tante colate laviche. Sopra di noi un cielo azzurrissimo ed in in lontananza il nuovo cratere di sud est, traguardo della nostra scalata sul vulcano più attivo d’Europa.
Alla nostra destra la montagnola, uno dei più imponenti coni avventizi dell’Etna nato a seguito all’eruzione del 1763 e il nuovo cratere di Piano del lago del 2001 che venne “battezzato” monte Josemaría Escrivá ma che comunemente, viene indicato come il “cono del laghetto”, in ricordo di un lago stagionale che si formava in questo luogo. Inoltre, l’anomala dedicazione al fondatore dell’Opus Dei trovò un trasversale e nutrito coro di dissenzienti.
La fine del tragitto, come ci spiega il conducente del fuoristrada carico di turisti, è fissato sul belvedere della Valle del Bove a circa 2700 metri di quota, considerata l’ordinanza sindacale che vieta ai turisti di proseguire oltre per questioni di sicurezza legate all’eruzione.
Ad attenderci una guida vulcanologica, Pippo Mazzaglia, che con una jeep ci conduce fino a quota 2900 nei pressi di Torre del Filosofo.
In questa zona anticamente erano presenti dei ruderi che vennero denominati proprio così in ricordo del filosofo agrigentino Empedocle che salì sull’Etna per studiarne i fenomeni eruttivi e vi pose la propria dimora. Secondo la leggenda, il filosofo morì gettandosi a capofitto nella bocca del vulcano per scoprire il segreto della sua attività eruttiva.
Tuttavia non è chiaro se quei ruderi costituissero realmente il ricovero del filosofo Empedocle o se, invece, si trattasse di un tempio di epoca romana o la struttura realizzata in occasione dell’ascesa della vetta dell’imperatore Adriano che qui, estasiato dallo spettacolo dell’alba, esclamo’: “È il momento supremo della mia vita”.
Struttura prima coperta da materiale piroclastico, poi riportata alla luce negli anni 60 ed infine totalmente distrutta dall’eruzione del 2013.
Giunti a quota 2900lo scenario è meravigliosamente orrido, con i lunghi bracci di colate laviche che durante la serata tra sabato e domenica hanno dato spettacolo per la gioia di tutti i centri del versante meridionale dell’Etna. A sovrastare i nostri corpi, minuscoli dinanzi a tanta immensità, l’imponente cratere del nuovo sud est dal quale nella giornata di sabato si sono create alcune spaccature da cui sono fuoriusciti migliaia di metri cubi di magma incandescente.
Un fenomeno spiegato nei dettagli dalla guida vulcanologica Paride Stella, che ha seguito da vicino l’evoluzione di questi giorni. Tanti i turisti che sono stati attratti dall’eruzione dell’Etna, provenienti da ogni parte del mondo.
E secondo la regola che da secoli regola la gaia terra, viva e in continua evoluzione, è già sceso ieri il sipario sull’ultima eruzione dell’Etna, nell’attesa della prossimo spettacolo che non tarderà a ripresentarsi.
A comunicare la conclusione dell’attività è l’Ingv di Catania, con un comunicato nel quale specifica che che “nel corso del sopralluogo effettuato da parte di personale Ingv in corrispondenza delle bocche eruttive, è stato appurato che è cessata sia l’attività esplosiva che l’alimentazione della colata lavica. Conseguentemente, il campo lavico si presenta sostanzialmente fermo ed in graduale raffreddamento. L’ampiezza del tremore si è riportata su valori bassi anche se leggermente superiori a quelli precedenti l’attività. Per quanto concerne le deformazioni del suolo, non si registrano variazioni significative alle stazioni tilt e Gps”.
Cala il sipario su questa eruzione. Per la prossima inizia già a crescere l’attesa.
Faccio presente che le approvazioni per l’intitolazione del Monte san Josemaría sull’Etna sono state straordinariamente numerose e pertanto l’autore dell’articolo certamente in buona fede, afferma una cosa inesatta. Di seguito incollo l’elenco delle 95 città italiane che hanno dedicato una via o piazza o altro a san Josemaría Escrivà, che peraltro è stato sull’Etna il 21 giugno del 1948 ed è l’unico santo (dusmet è solo beato) che è stato sul nostro vulcano: un onore!.
STRADE, VIE, PIAZZE, GIARDINI, o ALTRO
A SAN JOSEMARÍA ESCRIVÁ
(alla data del 31 luglio 2019)
(in neretto le località siciliane)
Capoluoghi di Provincia (in ordine temporale)
Bari, Roma, Palermo, Catania, Bologna, Sassari, Milano, Crotone, L’Aquila, Napoli, Lucca, Lamezia Terme, Avezzano, Caserta, Civitavecchia (piazza e banchina molo), Chieti, Genova, Salerno, Como, Varese, Alghero, Olbia, Agrigento, Latina, Nuoro, Enna, Teramo, Verona, Messina, Pescara, Ragusa, Viterbo, Vibo Valentia, Livorno.
Totale parziale: 34 (città)
35 (intitolazioni)
Altre località (in ordine temporale):
Terrasini (PA), Soveria Mannelli (CZ), Cerisano (CS), Solopaca (BN), S. Felice d’Ocre (AQ), Palazzo S. Gervasio (PZ), Jonadi (Vibo Valentia), Rossano (CS), Rose (CS), Tremestieri Etneo (CT), Grammichele (CT), Martina Franca (TA), Ovindoli (AQ), Castronuovo di Sicilia (PA), Trasacco (AQ), Pantelleria (banchina molo), Rapallo (GE), Casalbuttano (CR), Fauglia (PI), Saronno (VA), S. Maria a Vico (CE), Conflenti (CZ), Fiuggi (FR), Castelvetrano (TP), Recco (GE), Scauri (LT), Amantea (CS), Caglio (CO), Civenna (LC), Carate Urio (CO), Loreto (AN), Pula (CA), Borghetto di Vara (La Spezia), S. Maria Capua Vetere (CE), Arese (MI), Carloforte (Carbonia-Iglesias), Montagnareale (ME) (“percorso” e via), Loano (SV), Marano (NA), Montesilvano (PE), Desenzano sul Garda (BS), Buttapietra (VR), Torremaggiore (FG), Giardini Naxos (ME), Cernobbio (Como), Milazzo (ME), Gizzeria, (CZ), Alcamo (TP), Giugliano (NA), Forio d’Ischia (NA), Fondachelli Fantina (ME), Toscolano Maderno (BS), Cittanova (CS), Vicolungo (NO), Fondi (LT), Gliaca di Piraino (ME), San Calogero (VV), Lecce dei Marsi (AQ), San Chirico Raparo (PZ),
Totale parziale: 59(città)
60 (intitolazioni)
Tot. generale: 93 (città)
94 (intitolazioni)
Salve, la ringrazio per il suo commento. In riferimento a quanto dai lei descritto, premettendo che sono una persona abbastanza praticante e quindi non può che farmi piacere l’intitolazione di un monte ad un santo. La deontologia giornalistica che mi appartiene mi impone di contro di affrontare la vicenda trattata rispettando il concetto fondante della mia professione incentrata sulla “narrazione della verità sostanziale dei fatti”. Vero è che da un lato in tanti hanno perorato la causa dell’intitolazione di quella vetta al santo Escrivà ma altrettato vero è che in molti (non stiamo qui a pesare quale delle due “fazioni” pessasse maggiormente) non hanno gradito quell’intitolazione. Vicenda che è stata riportata fedelmente all’interno del mio approfondimento. I dissenzienti ci furono (1-10-100-1000….?) e vanno pertanto citati parimenti di chi ha voluto quel nome. Altrettanto corretto nel mio servizio è che il cratere in questione viene denominato anche Cratere Laghetto o Escrivà. Da cristiano, infine, non può che farmi piacere della presenza in Italia di tutte le intitolazioni da lei citate nel suo commento, al santo spagnolo in questione.