Un nuovo tassello per un’azione di recupero della memoria storica della comunità di Santa Maria di Licodia
Storia e leggenda, passato e futuro, arte e fede, tutto racchiuso nel nuovo simulacro della Madonna di Santa Maria di Licodia, inaugurato nella serata di sabato 29 agosto con l’ingresso in chiesa Madre e poi benedetto con l’apposizione delle corone sul capo della Madonna e del Bambino durante la solenne celebrazione eucaristica di domenica 30 agosto presieduta da sua eccellenza Salvatore Gristina, arcivescovo metropolita della diocesi di Catania. Un nuovo tassello, questo, che vuole portare avanti quell’azione di recupero della memoria storica della comunità di Santa Maria di Licodia che ha come filo conduttore la riscoperta di quell’identità forse fin troppo trascurata negli anni.
Non una copia, quella proposta, che sarebbe potuta risultare inutile e grossolana, ma una nuova immagine “simile” nel significato teologale. Un simulacro gradevole che mira ad essere vicino al gusto estetico dei nostri giorni, ma analogo nelle caratteristico telogico-iconografiche dell’antico simulacro, nel rispetto delle misure, affinchè risultasse “all’altezza” dell’antico. Il risultato finale è una bella immagina mariana, volutamente antichizzata e imperfetta in alcune parti, realizzata nel laboratorio dell’artista palermitano Roberto di Miceli.
La vecchia statua lignea di Maria Santissima di Licodia o Madonna del Robere Grosso del secolo XII, fu trafugata nel 1974 dalla chiesa Madre di Santa Maria di Licodia. Si trattava di un’opera di grande valore storico e teologico che richiamava l’iconografia orientale della Madonna dell’Odigidria o dell’Itria. Un culto, quello per la Madonna di Licodia che nei secoli andò sempre diminuendo scomparendo del tutto nel dopoguerra. La statua fu abbandonata sulla cantoria della chiesa, da dove poi scomparve.