Concluso il G7 che non ha un bilancio propriamente favorevole. Successo per Taormina e la Sicilia che hanno mostrato le proprie eccellenze
Taormina capitale del mondo. Sono stati due giorni eccezionali, quelli vissuti il 26 e 27 maggio nella città jonica, per il vertice fra capi di stato e di governo che è stato definito come il G7 più impegnativo della storia. L’incontro fra i grandi della terra nell’isola non è stato affatto facile. L’agenda degli incontri riportava questioni spinose e di difficile risoluzione: migranti, commercio, clima. E infatti la riunione, alla fine, è stata non proprio un successo. Un successo lo è stato per la Sicilia, che ha potuto esibire le sue eccellenze: luoghi, arte, storia buon cibo.
L’arrivo al teatro antico di Taormina ha mostrato al mondo, se ancora ve ne fosse bisogno, di quanto la terra siciliana sia beneficiata dagli dei. A fare gli onori di casa il premier italiano Paolo Gentiloni che ha salutato gli ospiti, i capi di Stato e di governo di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Germania e Giappone, che insieme all’Italia costituiscono il G7.
Presenti anche Jean-Claude Juncker (presidente della Commissione europea) e Donald Tusk (presidente del Consiglio europeo) e poi Shinzō Abe, Theresa May, Angela Merkel, Justin Trudeau, Emmanuel Macron e Donald Trump.
Prima di sedersi attorno ad un tavolo, tutti col naso all’insù per ammirare il passaggio delle Frecce Tricolori.
Poi il corteo per il centro di Taormina sino al San Domenico dove i governanti delle 7 maggiori economie avanzate si sono riuniti attorno ad un tavolo.
Nelle questioni al centro del vertice, argomenti di difficile risoluzione a cominciare dalle migrazioni, fra il pugno duro di Trump e la necessità di garantire i rifugiati politici, su cui si è trovata la mediazione: garantiti i diritti civili, ma accento posto sulla difesa dei confini.
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La seconda giornata si è aperta con la cerimonia di benvenuto ai Paesi invitati per la sessione “outreach” (Etiopia, Kenya, Nigeria, Niger e Tunisia) e alle organizzazioni internazionali.
Su tutti gli altri fronti, almeno per la Sicilia è stato un grande successo. Per due giorni Taormina è diventata in tutti i sensi capitale del mondo, sia per la presenza dei 7 big e dei vertici degli organismi europei, sia per la cultura.
Il G7 ha pure acceso i riflettori sull’arte, grazie alla presenza nella cittadina jonica di indiscussi capolavori: l’esposizione della “Tavola Lucana” di Leonardo Da Vinci, la mostra futurista “Il Futuro sopravvenuto”, i quadri in mostra nell’ambito di Unescosites, “L’Annunciata”, “Il ritratto d’ignoto” e la “tavoletta bifronte” di Antonello da Messina e l’Ecce Homo del Caravaggio.
Adesso, sulla scia dell’indiscussa pubblicità a livello mondiale, Taormina, e la Sicilia, sperano in un ritorno in termine di presenze turistiche.
E nell’ambito del G7, nella giornata conclusiva, anche la marcia degli antagonisti a Giardini Naxos con partenza alle 15, negli stessi momenti in cui i capi di stato e di governo chiudono i lavori dandosi appuntamento al prossimo vertice mondiale. Nella cittadina rivierasca negozi e ristoranti chiusi da 48 ore, porte e vetrine sbarrate con assi di legno chiodate, anche se gli organizzatori garantiscono che si tratta solo di una manifestazione.
Alla fine, sul rispetto degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici non si è raggiunto alcun accordo: agli Stati Uniti è stato concesso tempo per prendere una decisione. Sul commercio, invece, alla fine c’è un’intesa: no al protezionismo, sì ad un sistema basato sulle regole.