L’Associazione Mogli Medici Italiani ha presentato il nuovo libro della scrittrice siracusana Simona Lo Iacono
L’ultimo incontro letterario organizzato dall’Ammi (Associazione Mogli Medici Italiani) a Paternò, ha visto la partecipazione della scrittrice siracusana Simona Lo Iacono che ha presentato la sua ultima fatica editoriale “Il morso” (Neri Pozza editore, 2017 – 238 pagine). Ospitato nel salone della Biblioteca comunale “G. B. Nicolosi”, l’evento si è aperto con i saluti della presidente Graziella Giuffrida Truglio. Ha dialogato con l’autrice, in merito al suo romanzo, Margherita Torrisi, la quale ha fatto rilevare l’impegno sociale della Lo Iacono, già magistrato e autrice, nelle carceri nei programmi di riabilitazione, attraverso il coinvolgimento dei detenuti in attività culturali come il teatro, in contesti dove la parola assume quasi una funzione catartica.
Con i suoi romanzi la Lo Iacono ha fatto incetta di premi tra i più prestigiosi: il romanzo “Le streghe di Lenzavacche” (Edizioni E/O) è stato selezionato tra i dodici finalisti del Premio Strega nel 2016. Ha esordito nel 2008 con “Tu non dici parole” (Perrone 2008); nel 2011 “Stasera Anna dorme presto” (Cavallo di ferro) e nel 2013 “Effatà” (Cavallo di ferro).
Il morso come una reazione istintiva di difesa primordiale. Dal titolo si evince l’indole di quella che per certi versi può essere definita un’eroina siciliana: Lucia Salvo soprannominata la “babba” ossia pazza, ma che in realtà era estremamente sagace e incline a difendere, con ogni mezzo, la propria dignità. È realmente esistito il personaggio poi romanzato dalla Lo Iacono, e collocata all’alba dei moti palermitani del 1848. Non era pazza ma soffriva di epilessia, di quello che allora veniva considerato un male oscuro incontrollabile, per il quale la ragazza, che ne presentiva i sintomi del suo arrivo, tendeva ad isolarsi, a vivere nell’ombra.
Faceva la domestica in casa di nobili, dove i capricci di un giovane conte, lussurioso e prepotente abituato alla remissività delle prescelte, dovranno arrestarsi al cospetto dell’autentica ribellione della bella e indomabile Lucia.
È lui, infatti, il destinatario dell’emblematico morso, inequivocabile rifiuto della ragazza alle sue bramosie. Finisce, pressoché paradossalmente, per suscitare ammirazione quel gesto, e ad accrescere la cupidigia di possesso nel conte, considerata come una preda da catturare senza alcuna facilità, diversamente dal consueto con le altre domestiche troppo accondiscendenti.
Avvenente, disciplinata e silenziosa potrebbe servire all’uopo finanche per sovvertire le sorti di un regno. Sì, pensano di usarla come messaggero inconsapevole nelle carceri, ma lei non è pazza e non è ignorante, ma sa leggere, e certi piani traballano pericolosamente. Sarà l’amore ad ispirare l’azione di Lucia ad illuminare i suoi passi. È vulcanica la protagonista, accende l’attenzione sulle sopraffazioni, sulla mancanza di rispetto dell’alterità in senso lato e sul coraggio di contrastare un fato prestabilito. Una donna che saggiamente trasforma il suo difetto, la sua debolezza in forza, una forza paradigmatica e senza tempo.