I virus hanno tra le dimensioni più microscopiche della materia vivente. Un universo che mai nessuno era riuscito a vedere nella storia dell’umanità. Almeno fino a quando non sono stati inventati degli strumenti ottici, particolarmente potenti, in grado di osservarli. Su una capocchia di spillo potrebbero starci un milione di batteri, che hanno ognuno le dimensioni di millesimi di millimetro, anch’essi invisibili all’occhio umano e se non con il microscopio. Ma ancora più microscopici sono i virus che potrebbero stare a centinaia dentro una cellula batterica.
Eppure questi esseri così microscopici, possono attaccare il nostro corpo, farci ammalare e a volte ucciderci. La loro potente forza, una volta che s’introducono nell’individuo, è la capacita di riprodursi in modo esponenziale e a grandissima velocità. In una scala della vita sulla Terra, i virus si collocano all’estremo confine dell’esistenza, forse sono gli esseri viventi più antichi che siano mai esistiti, non hanno sapore, non possiamo vederli, ma possono infilarsi, attraverso svariate forme, in ogni creatura vivente, quindi anche nei nostri corpi, impadronirsi delle cellule per riprodursi uccidendo anche l’ospite, per poi infettarne un altro. E quando non ci sono altri esseri viventi da contagiare, sanno persino aspettare, cristallizzandosi anche per secoli, rimanendo sospesi e attendendo le prossime vittime.
I virus in Natura si presentano essenzialmente come dei piccoli frammenti: di DNA (l’Acido DesossiriboNucleico) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi); o di RNA (l’Acido RiboNucleico, una molecola polimerica implicata in vari ruoli biologici di codifica, decodifica, regolazione e l’espressione dei geni).
Sono avvolti da una guaina di proteine o di altra fragile protezione e aspettano che capiti loro a tiro qualsiasi creatura vivente al cui interno possano moltiplicarsi. Il risultato di questa proliferazione lo conosciamo bene ed è l’infezione virale. I virus infatti non possono sopravvivere da soli, non sono attrezzati per esistere nel modo che s’intende comunemente. L’unica cosa che possono fare e di invadere una cellula e utilizzarla come un’incubatrice. Ciò si è spesso rivelato un disastro umano nella nostra Storia, un impatto devastante quanto le guerre o le calamità naturali.
Alcune di queste note malattie virali: l’influenza, il cui nome deriva dal ritenere nei secoli passati che la causa fossero le ‘influenze astrali’ e da qui il termine “influenza” quando riferito a quella tipica che annualmente colpisce la popolazione; il vaiolo i cui primi casi furono registrati nell’antica Cina di tremila anni addietro e che oggi grazie ad una vaccinazione globale è stato pressoché debellato; l’erpes, molto diffusa e spesso neanche ci si accorge di averla, si presenta sotto forme diverse e a volte blande o con qualche segno appena sul corpo, altre volte invece in maniera più evidente come l’herpes zoster, comunemente chiamato fuoco di Sant’Antonio (o fiamme di Satana) che è una malattia virale a carico della cute e delle terminazioni nervose, causata dal virus della varicella infantile (varicella-zoster virus); il raffreddore che ci colpisce spesso e lo riteniamo sempre uguale, al contrario è causato da centinaia di virus tutti diversi tra loro, tanto che è calcolato che in media nel corso della nostra vita ne contriamo almeno cinquanta.
Ci sono anche malattie piuttosto mortali causate da virus, come l’Aids, l’Ebola, ecc. Ma di questo genere di patogeni letali ci occuperemo un’altra volta.
Individuare i virus non è mai stato facile, in passato anche più potenti microscopi ottici potevano ingrandire gli oggetti al massimo di 2000 volte, ma erano solo in grado di mostrarci un universo liquido popolato di batterie, creature unicellulari che si nutrivano, si muovevano e si moltiplicano. Gli scienziati avevano tuttavia compreso che qualcosa sfuggiva alla loro vista, un fantasma che distruggeva le cellule con sconcertante efficienza. Poi negli anni 30 alcuni scienziati tedeschi inventarono il primo microscopio elettronico e finalmente fu possibile osservare un virus ingrandito 7000 volte. In sostanza invece di illuminare semplicemente gli oggetti facendo convergere su di essi una fonte luminosa, vennero sfruttati gli elettroni per ingrandire ciò che si osservava. Quel primo sguardo con il microscopio elettronico cambiò il modo con cui l’uomo aveva definito i confini della vita, poiché furono scoperti organismi piccolissimi che potevano entrare a miliardi di miliardi in un singolo pixel di un moderno schermo televisivo.
Bombardati dagli elettroni i virus rivelavano forme sferiche o affusolate, delle geometrie sorprendenti, tanto che sembravano troppo simmetrici per essere forme di vita. Nulla però sfugge ai loro attacchi, persino i microbi possono essere infettati dai virus. Un esempio è il batteriofago T4, un virus che attacca unicamente batteri, vi si posa sopra, si fissa ed inocula il suo DNA attraverso la membrana cellulare. Una volta all’interno il DNA del virus, si in possesso della cellula e la obbliga a produrlo nel giro di pochi minuti. La cellula pertanto si gonfia ed esplode, rilasciando centinaia di nuovi virus che infettano altre cellule. Ciò che in genere avviene in ogni altro essere vivente contagiato da virus.
I virus che attaccano l’uomo agiscono più o meno anche nello stesso modo e quando le nostre cellule iniziano a morire ci ammaliamo. I virus sono altamente specializzati: quello della rabbia attacca il cervello; quelli del raffreddore aggrediscono le cellule nelle pareti delle cavità nasali; il virus degli orecchioni infetta le ghiandole salivari; quello dell’epatite si localizza nel fegato.
Nell’antichità, l’uomo ignorava l’esistenza dei virus, ma ne conosceva gli esiti. Per molti ammalarsi equivaleva ad una condanna a morte. Si credeva fosse l’ira degli Dei, la maledizione, la stregoneria. Già dai tempi dell’antica Grecia, specialmente durante guerre, come quella del Peloponneso nel V secolo a. C. vi furono epidemia devastanti, forse Tifo o Scarlattina oppure Morbillo. Queste malattie virali erano autentici flagelli in passato. Il vaiolo durante il medioevo è stato una continua sciagura con migliaia di morti, ma ci si accorse che chi sopravviveva restava immunizzato per tutta la vita.
Quando l’archeologia del 20° secolo la cui scienza aveva già compreso diverse malattie virali, esaminò le tombe degli antichi egizi, fu ad esempio evidente che anche nell’antichità c’era stata una epidemia simile alla poliomielite. Solo che una volta queste malattie erano circoscritte nei territori e nel tempo.
Il mondo infatti doveva ancora conoscere l’impatto delle epidemie e pandemia virali su scala globale. Uno dei peggiori disastri naturali della storia fu provocato da un virus, la pandemia di influenza del 1918, detta la Spagnola e della quale ci siamo occupati nella prima parte di questo racconto sui virus “La Spagnola. Virus, cosa sono e come si diffondono (1ªpt)”.
NOTA
Questo articolo, come altri precedenti e successivi anch’essi di solito divisi in puntate, fanno parte di un più ampio colloquio settimanale con i nostri lettori con i quali si cercherà, in modo generico, di occuparci di conoscenza, con un’esposizione semplice di ciò che ci dice la scienza moderna, nella fattispecie odierna, sui virus, affinché possiamo averne almeno una mera infarinatura complessiva.
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