La morte della Marescialla avvenuta a causa della violenza di uno sparo partito da quella pistola che ha come unica funzione quella di difendere e non di offendere, è e rimane una spaventosa tragedia familiare
Dedico il mio otto marzo alla Marescialla dei Carabinieri Licia Silvia Gioia.
Dedico il mio otto marzo ad una donna giovane, alta, atletica, dall’aspetto fiero di se stessa e della sua divisa. La Marescialla Gioia prestava servizio nella città di Siracusa ed io l’ho conosciuta nell’ambito del processo per la tragica morte di Eligia Ardita che vede come unico imputato il marito di lei.
La Marescialla è stata sentita come testimone e, se non ricordo male, è stata la prima testimone ad essere sentita e sin da quando l’ho vista davanti all’aula di Corte d’assise del tribunale di Siracusa, mi ha colpita per la fierezza ed il decoro con i quali indossava la divisa.
Aveva le spalle larghe, ben aperte e il collo dritto, i capelli raccolti in uno chignon e quel simpatico berretto a corredo della divisa, posto sotto il braccio.
Senza entrare nel merito del processo, la Marescialla mi ha colpita anche per come ha sostenuto l’esame e il lungo controesame rispettivamente della Procura e della difesa dell’imputato. L’atteggiamento, la voce, le risposte, il garbo, la decisione, la competenza, tutto mi ha colpito di lei.
E per dirla tutta, anche il cognome “Gioia” mi ha colpito! L’ho trovato delizioso e perfettamente adeguato alla Marescialla! Di certo la Marescialla Gioia era una Carabiniera della quale andare fieri!
Ma perché scrivo al passato?
Perché la Marescialla è morta… a soli 32 anni è morta…
La Marescialla è morta nella notte tra il 27 e il 28 febbraio.
La notizia è giunta come un fulmine a ciel sereno. L’ho appresa da un articolo di giornale dove inizialmente ho letto solo le iniziali del suo nome; malgrado ciò, non so perché, ho pensato subito a lei ed infatti la conferma mi è arrivata immediatamente dopo da una mia collega di Siracusa.
Secondo ciò che si legge sugli articoli che man mano offrono aggiornamenti sulla tragica morte, si sarebbe suicidata durante una discussione con il marito, forse per motivi di gelosia. Sembra che sia morta a causa di un colpo sparato alla tempia dalla pistola di ordinanza.
Secondo quello che si legge dai giornali, anche il marito, indagato come atto dovuto per istigazione al suicidio, sarebbe rimasto ferito da un colpo di arma da fuoco.
E sempre secondo i giornali, mentre si consumava la tragedia, in casa si sarebbe trovato anche il figlio adolescente del marito della Marescialla, tragedia nella tragedia.
Venerdi 3 marzo c’è stata un’altra udienza del “processo di Eligia Ardita” e le chiacchiere che ho sentito per i corridoi del tribunale sono state tante e variegate.
Io preferisco non avanzare ipotesi, né spingermi a commentare una vicenda della quale conosco solo le notizie di stampa, ma a prescindere da quelli che saranno gli esiti delle indagini, la morte della Marescialla è una tragedia.
La morte della Marescialla avvenuta a causa della violenza di uno sparo partito da quella pistola che ha come unica funzione quella di difendere e non di offendere, è e rimane una spaventosa tragedia, una spaventosa tragedia familiare.
La famiglia… proprio sulla famiglia dovremmo concentrarci tutti!
Proprio sulla famiglia dovremmo spendere il massimo delle nostre risorse!
Proprio alla famiglia la politica dovrebbe rivolgersi, al di là di ogni stereotipo, di ogni frase fatta, di ogni apparenza, di ogni perbenismo.
Dovremmo guardare in faccia la realtà delle nostre famiglie che sono l’esatto specchio della nostra società e viceversa, dove la sostanza e i contenuti vengono schiacciati dall’apparenza, dal bisogno disperato di sembrare “normali”, quando invece il concetto di “normalità” è quanto mai lontano dalla natura degli uomini e delle donne, una natura complicata, una natura priva di dimensioni, una natura sempre in evoluzione.
Come ogni anno, anche quest’anno, spero che l’otto marzo sia un po’ meno retorica (nella quale gli italiani, i politici in primis, siamo campioni) e più sostanza e spero che quel giorno il pensiero di tutti vada alla Marescialla Licia Silvia Gioia, rientrata nella sua città natale, Latina, non per trascorrere le ferie con i suoi familiari ma tristemente dentro ad una bara.
Le operatrici del Centro Antiviolenza Calypso, Barbara, Silvia, Sonya, Teresa ed io rivolgiamo il nostro più caldo abbraccio alla famiglia della Marescialla Gioia e all’Arma dei Carabinieri tutta per la grave perdita da loro subita e da tutti noi.