Scrive a “Lettere alla redazione” Simona Ferro, imprenditrice di Biancavilla che lamenta la chiusura forzata per la “zona rossa”, mentre altre attività affini restano aperte, ma avanza pure dubbi su un provvedimento che colpisce soprattutto le donne
Gentile redazione,
sono una giovane imprenditrice nel campo dell’estetica, mi rivolgo a voi a nome mio e di tante altre donne che come me fanno parte della categoria estetista. Ciò che mi spinge a scrivere ad una testata giornalistica è il bisogno di rendere nota la mia, la nostra, frustrazione. Mi sento presa in giro dallo Stato, e dagli enti che non ci tutelano. Mi chiedo quale sia il parametro di giudizio che definisce un esercizio essenziale mentre un altro non lo è. Vorrei capire perché molte attività affini alla mia possono continuare ad operare facendo il loro lavoro mentre a noi è stato tolto di nuovo il diritto di lavorare.
Abbiamo nuovamente dovuto abbassare le saracinesche ma non dobbiamo venire meno al nostro dovere di pagare le tasse e di sostenere tutte le spese che comporta il mantenimento di un’attività seppur chiusa. Eppure abbiamo affrontato e affrontiamo spese non indifferenti per la massima tutela nostra e del cliente; ci siamo muniti di plexiglass, periodicamente sanifichiamo i locali e continuamente igienizziamo anche con l’utilizzo del paracetico e l’autoclave, mettiamo persino la doppia mascherina e la visiera in base al trattamento che ci apprestiamo a fare.
Abbiamo bisogno di risposte ma soprattutto di certezze per continuare a lavorare. Vogliamo ancora progettare il nostro futuro piuttosto che vederlo pian piano andare in frantumi. Da questa riflessione ne viene fuori un’altra, per certi versi anche più complessa. Mi riferisco alla disparità e discriminazione di genere in ambito lavorativo visto che il mio campo è gestito per la maggiore da donne. Magari qualcuno potrà pensare ad una constatazione esagerata ma vi assicuro che non è così. Purtroppo viviamo ancora in una società fortemente maschilista, un fatto profondamente connaturato e che ancora stenta a cambiare e si nasconde sotto le parvenze delle famose quote di genere da rispettare.
Una volta per tutte si deve avere il coraggio di ammettere che la nostra società non è ancora pronta ad accettare che una donna possa essere in grado di sostenere una famiglia e non solo di portare un minimo guadagno, il giusto per arrotondare. Al contrario noi donne abbiamo fatto di un “vezzo” una rivoluzione imprenditoriale capace di darci autonomia e in grado di mandare avanti le nostre famiglie. Ho deciso di scrivervi per uscire dall’invisibilità e per dare forza e coraggio a tante mie colleghe che come me stanno affrontando un periodo difficile. Unite possiamo fare la differenza. Abbiamo bisogno di fatti e non più di chiacchiere!
Simona Ferro
Titolare di un Centro estetico di Biancavilla