Ieri la requisitoria della Procura Generale. Tra un mese la parola alla difesa e poi la sentenza
Si è tenuta ieri presso la Corte d’Assise d’appello di Catania, una nuova udienza del processo che vede alle sbarre l’adranita Nicola Mancuso, già condannato in primo grado alla pena dell’ergastolo poiché ritenuto colpevole dell’omicidio della giovane biancavillese Valentina Salamone avvenuto all’interno di una villetta in zona vigne di Adrano nel mese di luglio 2010. A chiedere la conferma della pena massima per Mancuso, il sostituto Procuratore Generale Concetta Ledda che ha tenuto oggi la sua requisitoria. Giorno 1 marzo toccherà invece agli avvocati Pennisi e Burzillà portare in aula la propria arringa in difesa di Mancuso, il quale si è sempre dichiarato estraneo ai fatti a lui contestati. A chiedere la conferma dell’ergastolo, anche l’avvocato della famiglia Salamone, Dario Pastore, che è intervenuto durante l’udienza di ieri insieme ai legali delle associazioni Thamaia e Telefono Rosa che si sono costituite come parti civili nel processo.
Continua così speditamente verso la sentenza che dovrebbe arrivare il prossimo 19 aprile, un processo che ad ogni sua udienza riapre delle “ferite” profonde e dolorose nel cuore della famiglia della diciannovenne biancavillese. Una morte, quella di Valentina, ritrovata impiccata alla trave di ferro di una tettoia, che inizialmente venne fatta passare come suicidio e fu archiviata come tale. Solo la voglia di verità da parte della famiglia, portò ad un ribaltamento della vicenda nelle aule giudiziarie. Lo scorso 16 novembre, durante la seconda udienza del processo d’appello, ricordiamo, era stato sentito il medico legale Giuseppe Ragazzi che eseguì l’esame autoptico sul corpo della ragazza, il colonnello Carlo Romano e i marescialli Salvatore Spitaleri e Giovanni Marcì dei Ris di Messina che avevano chiarito alcuni punti legali e tecnico-scientifici già emersi in primo grado. Durante la scorsa udienza, si era assistito anche al rigetto, da parte della Corte presieduta dal giudice Elisabetta Messina, delle ulteriori richieste avanzate della difesa che chiedeva di poter sentire nuovamente i consulenti ed i periti.