Ergastolo per Nicola Mancuso. È questa la sentenza pronunciata oggi dalla Corte d’Assise d’appello di Catania presieduta da Elisabetta Messina a latere Sabrina Lattanzio, a conclusione del processo di secondo grado relativo alla morte della giovane biancavillese Valentina Salamone avvenuto all’interno di una villetta in zona di Adrano nel mese di luglio 2010. Non hanno dunque retto le motivazioni portate in aula dalla difesa per far decadere o attenuare la pesante condanna già emessa in primo grado nei confronti di Mancuso, ritenuto responsabile di aver ucciso la giovane Valentina. Una morte irragionevole, quella di Valentina, che scosse l’intero comprensorio etneo, carica di depistaggi e tenacia della famiglia. Il caso, in prima battuta, era infatti stato archiviato come suicidio. Ipotesi, questa, che non convinse la famiglia che portò all’avocazione del caso da parte della Procura Generale.
Adesso, bisognerà attendere 45 giorni per la pubblicazione delle motivazioni della sentenza alla quale i legali di Mancuso hanno già annunciato di voler ricorrere in Cassazione. «Aspettiamo con grande curiosità di leggere le motivazioni di una sentenza profondamente ingiusta emessa in violazione delle più elementari regole sulla valutazione della prova», ha dichiarato l’avvocato Rosario Pennisi, al Giornale di Sicilia. Ma un’incognita, ancora, nella morte di Valentina Salamone c’è e si tratta del presunto complice di Mancuso, “ignoto 1”, del quale risulta già isolato il Dna.
Ma intano, c’è soddisfazione da parte della famiglia Salamone per la sentenza di oggi. “Ancora una volta la Giustizia ha trionfato!” scrive sulla propria pagina Facebook la sorella di Valentina, Claudia, poco dopo la lettura della sentenza. A chiedere la conferma della pena massima per Mancuso, era stato lo stesso sostituto Procuratore Generale Concetta Ledda che aveva tenuto nel mese di febbraio la sua requisitoria. Anche l’avvocato della famiglia Salamone, Dario Pastore, aveva chiesto l’ergastolo insieme alle associazioni Thamaia e Telefono Rosa che si erano costituite come parti civili nel processo. Mancuso, si è invece proclamato sempre estraneo ai fatti imputategli.