L’uomo venne assassinato 15 anni fa, ma si riteneva una morte naturale. L’omicidio svelato da un pentito
Quattro persone sono state arrestate stamattina a Catania per l’omicidio dell’imprenditore Santo Giuffrida, 45 anni, avvenuto il 10 dicembre 2002 e fino ad ora considerato non un fatto di sangue ma una morte naturale. Gli arresti sulla base di una ordinanza di custodia cautelare, emessa l’8 luglio scorso dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania, e delegati dalla Procura Distrettuale della Repubblica ai Carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della stessa procura e al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale.
In manette sono finiti Barbara Bregamo, 43 anni domiciliata a Misterbianco; Francesco Giuseppe Indorato, 49 anni domiciliato a Catania; Antonio Zuccarello, 51 anni domiciliato a Santa Maria di Licodia; Alfio Maugeri, 44 anni, domiciliato a Misterbianco.
Barbara Bregamo e Francesco Giuseppe Indorato sono indagati rispettivamente come mandante (la prima) e come esecutore (il secondo) per il tentato omicidio aggravato, e nello specifico dell’accoltellamento, commesso a Misterbianco il 21 gennaio 2001 nei confronti di Giuffrida che era compagno della Bregamo. Ed inoltre Barbara Bregamo come mandante e Francesco Giuseppe Indorato come esecutore dell’omicidio premeditato, per mezzo di iniezione di sostanza venefica e soffocamento, dello stesso Giuffrida, la cui morte era stata finora attribuita ad un infarto fulminante. Le dichiarazioni rese nel corso del 2016 dal neo-collaboratore di giustizia Luciano Cavallaro, hanno consentito di far luce su quello che si è poi rivelato come un efferato omicidio.
Cavallaro ha, nella sostanza, riferito di aver avuto l’incarico dalla Bregamo di uccidere il proprio uomo e di aver per questo effettuato un primo tentativo nel 2001 incaricando dell’esecuzione materiale un suo conoscente (Indorato) che aggredì con un coltello la vittima all’interno del suo garage condominiale. In tale occasione, però, Giuffrida riuscì a scampare all’attentato restando gravemente ferito. Nessun elemento raccolto all’epoca consentiva poi di ritenere Bregamo coinvolta nell’accaduto e – seppure Indorato venne indagato – non furono acquisiti sufficienti elementi per un rinvio a giudizio.
A distanza di quasi un anno da questi fatti, Barbara Bregamo nuovamente a Cavallaro l’uccisione del compagno pagando questa volta 20.000 euro ed acquistando d lui stesso una BMW. In questa seconda occasione l’omicidio veniva pianificato con maggior cura e, nello specifico, Cavallaro coinvolgeva Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello. I tre soggetti si introducevano nella notte tra il 9 ed il 10 dicembre 2002 nell’abitazione di Giuffrida con la collaborazione della convivente e – dopo avergli iniettato una sostanza velenosa – lo soffocavano. La donna inscenava successivamente la morte naturale di Giuffrdia senza che vi fossero sospetti su quanto realmente accaduto.
Le indagini, avviate sotto la direzione della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, per ottenere i necessari riscontri alle dichiarazioni di Cavallaro sono state condotte dalla Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri presso la predetta la Procura e dal Nucleo Investigativo Carabinieri di Catania e, attraverso un’articolata serie di intercettazioni telefoniche, telematiche, ambientali e di videoregistrazione che insieme all’attività istruttoria hanno consentito di acquisire fonti di prova sufficienti.
Per indurre gli indagati a commentare l’omicidio veniva, inoltre, lasciato sulla loro autovettura un foglio di carta riportante la frase: “sacciu comu tu e i to cumpari affucasturu u masculu di l’amica di Luciano 15 anni fa”. Uno degli indagati dopo aver ricevuto il biglietto confessava ad un amico il delitto riferendo testualmente “Sedici anni fa abbiamo fatto un omicidio, io ed altri due”.
Il Gip del Tribunale di Cataniaha emesso l’ordinanza per Francesco Giuseppe Indorato (per il solo tentato omicidio), Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello, mentre Barbara Bregamo (madre di bambini di età inferiore ai sei anni), ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari.