In primo grado giunge la pena del carcere a vita per il 37enne adranita, già condannato a 18 anni di carcere per droga
Nicola Mancuso è l’assassino di Valentina Salamone. Dice questo la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Catania, che ha accolto la richiesta del Sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Sabrina Gambino, condannando al carcere a vita il 37enne adranita e riconoscendolo colpevole dell’omicidio della 19enne biancavillese. Il pronunciamento dei giudici è avvenuto questo pomeriggio. Mancuso sconta già una condanna definitiva a 14 anni per droga. Valentina Salamone venne rinvenuta cadavere la mattina del 24 luglio del 2010 in una villetta di Adrano, impiccata alla trave di ferro di una tettoia. La morte risaliva alla sera precedente.
Frettolosamente archiviato come suicidio, il caso venne riaperto dalla Procura generale di Catania che avocò a sé l’inchiesta, confortata dalle perizie del Ris, chiedendo successivamente il rinvio a giudizio per Mancuso. I fatti avvennero la sera del 23 luglio di 9 anni fa. Valentina, che aveva una relazione con Nicola Mancuso, sarebbe divenuta “opprimente” per questi, sposato a padre di tre figli. Fra i due, quella maledetta sera, nel corso di una festa con altri amici, vi sarebbe stata una discussione sfociata in lite. Per Mancuso, quella storia era solo un fastidio che minacciava la sua serenità familiare: da qui la decisione estrema.
La giovane fu ritrovata impiccata alla trave con una corda al collo (larga e non stretta). Prova “regina” contro l’imputato le tracce di sangue “misto” (dei due insieme) trovate sotto la scarpa di Valentina. Le indagini hanno fatto emergere sul luogo del delitto la figura di un complice, un uomo al momento sconosciuto indicato come “ignoto 1”. Su di lui, adesso, si concentreranno le indagini per dare un nome e un volto a chi si è macchiato di complicità in questo orribile delitto, e inchiodarlo alle sue responsabilità in un’aula di Tribunale. (Nelle foto sotto i Ris nella villetta di Adrano)
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