Per San Valentino si è ripetuta la campagna One Billion Rising con il ballo collettivo sulle note di Break the chain che significa “spezziamo la catena, spezziamo tutti insieme, uomini e donne, la catena della violenza”
Il 14 febbraio (festa di San Valentino) è noto per essere il giorno degli innamorati ma è anche il giorno nel quale si è tenuta, per il quarto anno, la campagna One Billion Rising. Una manifestazione che coinvolge uomini e donne di tutto il mondo che insieme ballano e cantano per dire “no alla violenza sulle donne”. E’ uno dei tanti modi per parlare del femminicidio, una piaga che colpisce la nostra società, malgrado in molti, in troppi, si ostinino a dire che la violenza sulle donne non esista e che sia una creazione tutta femminista.
I numeri parlano chiaro, anzi i nomi parlano chiaro! I nomi delle tante donne che quotidianamente vengono uccise per mano dei loro mariti, fidanzati, ex mariti o ex fidanzati. Per mano di coloro che invece di amarle, le uccidono. Troppo spesso leggiamo sui giornali o sentiamo in tv frasi del tipo: “l’ha uccisa per il troppo amore”, “omicidio passionale”, “l’ha uccisa per gelosia”. Questi sono luoghi comuni pericolosi che fanno passare il messaggio che la colpa è delle donne e che per amore si possa uccidere. Chi ama non uccide. Amore non è morte! Amore non è morte! Amore non è morte! Non smettiamo mai di dirlo!
Chi uccide non ama. Chi uccide è egoista. Chi uccide non prova passione. Non c’è nulla di passionale nell’ammazzare la madre dei propri figli. Chi uccide non è uno che ama troppo o che prova troppa passione. Chi uccide è un delinquente. E allora, ben vengano le iniziative come One Billion Rising! E’ un modo per parlare del fenomeno, è un modo per sensibilizzare i nostri ragazzi, è un modo per attirare l’attenzione di tutti. Perché ballare e cantare servono di certo a fare gruppo. E più è numeroso il gruppo e più forte passa il messaggio che fino a quando anche “solo” una donna verrà uccisa, non dobbiamo smettere di batterci per una battaglia di civiltà che riguarda sia uomini che donne!
Troppo spesso durante le varie manifestazioni sul tema si vedono in prima linea soltanto le donne. Ebbene anche questo deve cambiare perché il fenomeno della violenza sulle donne non riguarda solo le donne ma riguarda tutti.
Quindi, vogliamo vedere in prima linea i padri, i fratelli, i mariti, i fidanzati e più in generale gli uomini, quegli uomini che non vogliono tacere, quegli uomini che non vogliono rimanere in silenzio, quegli uomini che non vogliono essere complici degli uomini violenti.
In Italia, i femminicidi (113 nel 2015 e già più di 20 nel 2016) sono troppi! Le leggi ci sono e vengono applicate dai nostri Tribunali, a volte con tempi troppo lunghi che mettono a rischio le donne, ma vengono applicate e nei casi in cui questo non avviene, bisogna comunque continuare a credere nella Giustizia e a battersi per avere tutela. L’ultima è la legge del 20 gennaio 2016 che, intervenendo su alcune parti del Codice di procedura penale, prevede le tutele delle vittime di violenza e introduce la definizione giuridica di «soggetto vulnerabile».
Ma non si può pensare che un fenomeno di tale portata si possa affrontare “solo” con le leggi, perché esso trova il suo fondamento in radici culturali profondissime, radici culturali che abbiamo nel nostro dna. La violenza è frutto di una mentalità maschilista ancora imperante che viene alimentata tutti i giorni senza che ce ne rendiamo conto.
Definire una donna “gnocca”, “maiala”, “porca”, “figa” o pronunciare quelle “tipiche” battute maschili che nel sentire comune fanno tanto macho (ma che invero sono solo indice di insicurezza della propria virilità) del tipo “me la farei” e altre del genere, non fa altro che rimpinguare quel pensiero per cui la donna deve sempre essere giudicata per il proprio aspetto fisico. Se ci riflettiamo, gli insulti che normalmente vengono rivolti alle donne hanno sempre a che vedere con il fisico, con l’età e con il sesso. Questo non avviene per gli uomini! E meno male, aggiungo io!
E allora, balliamo e cantiamo sulle note della canzone “Break the chain”, che è l’inno del One Billion Rising, che significa spezziamo la catena, spezziamo tutti insieme, uomini e donne, la catena della violenza, ma prima ancora spezziamo la catena di tutti quei comportamenti distorti che fanno parte della nostra quotidianità e che sono diventati gravemente normali, spezziamo la catena di tutti quegli odiosi stereotipi che costituiscono il fondamento della violenza sulle donne. Sarà duro da digerire ma è così!
«Danzo perché amo /Danzo perché sogno /Danzo perché non ne posso più /Danzo per arrestare le grida /Danzo per rompere le regole / Danzo per fermare il dolore /Danzo per rovesciare tutto sottosopra …».
Queste sono le parole della canzone!
Aggiungo io: danzo perché i nostri bambini non diventino dei violenti, danzo perché le nostre bambine non diventino delle vittime!