Il primo cittadino dovrebbe essere sospeso dalla carica. Condannati anche Fiorenza, Adamo, Maira e Marrocco
Ottanta mila euro “per finalità personali e comunque estranee alla previsione normativa”. Con questa motivazione il Tribunale di Palermo ha condannato in primo grado a 4 anni e 3 mesi per peculato continuato, il sindaco di Catania Salvo Pogliese ed altri 4 imputati (pene diverse), tutti ex deputati regionali, nel processo per le cosiddette spese pazze dell’Assemblea Regionale Siciliana. In pratica, la condanna riguarda l’utilizzo dei fondi dei gruppi parlamentari (che dovevano servire per spese correlate alla carica di deputato regionale), in maniera impropria.
Pogliese al tempo delle contestazioni era vicepresidente del gruppo parlamentare Pdl. Al sindaco di Catania sono stati contestati: 1200 euro per rifare gli infissi dello studio del padre; 280 euro per la retta scolastica del figlio all’asilo; 41 mila euro per ristoranti, pizzerie, soggiorni per sé e i propri congiunti, oltre che per l’autista; 31.395,75 “attraverso l’emissione di assegni bancari a se stesso”, 1366 per panettoni e spumanti, 40 regali.
Sono stati condannati anche l’ex deputato catanese Dino Fiorenza (3 anni e 8 mesi e contestazioni per 16.220 euro); Giulia Adamo (3 anni e sei mesi, 11.221 euro); Rudy Maira (4 anni e sei mesi, 82.000 euro); Livio Marrocco (3 anni, 3961 euro). Il tribunale ha interdetto Pogliese e Maira in perpetuo dai pubblici uffici e Marrocco e Fiorenza per due anni e 6 mesi. In virtù della Legge Severino, Pogliese dovrebbe essere sospeso per 18 mesi dalla carica di sindaco.
Per il Pd e il Movimento Cinque Stelle, il sindaco deve dimettersi e consentire alla città, già in ginocchio per il dissesto economico e la crisi pandemica, di tornare alle urne e votare nuovi rappresentanti. Rabbioso il centrodestra che fa quadrato attorno a Pogliese. Fra i tanti, ha diramato una nota il sindaco di Biancavilla Antonio Bonanno, amico storico personale di Pogliese che tenta una “difesa d’ufficio”: «La sentenza delle scorse ore va certamente rispettata nella convinzione che i prossimi gradi di giudizio faranno definitivamente chiarezza su una vicenda che, ascoltando anche l’immorale sciacallaggio mediatico degli avversari politici, rischia di divenire grottesca. Il rilancio di Catania non si ferma e con esso anche l’autorevolezza di un uomo come Salvo Pogliese che non si è tirato indietro in alcun modo quando è stato chiamato al più grande gesto d’amore per la sua Città: la discesa in campo per concorrere al ruolo di Sindaco».