Al vertice della prima area protetta siciliana un presidente che, da sindaco, nemmeno partecipava alle riunioni del parco
Carlo Caputo, 42 anni, impiegato amministrativo, ex sindaco di Belpasso, è il nuovo presidente del Parco dell’Etna. Subentra, come presidente, a Marisa Mazzaglia, anche se il passaggio di consegne avverrà con l’attuale commissario straordinario dell’ente, Gabriele Ragusa, che da oltre due anni è insediato al piano nobile dell’ex monastero benedettino di Nicolosi, sede del parco. La nomina di Caputo, insieme a quella degli altri presidenti dei parchi regionali (Alcantara, Madonie, Nebrodi) è stata decisa dal Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che ha praticamente riproposto i nomi già usciti dal suo “cilindro ” meno di un anno fa, ma che furono stoppati dall’Assemblea Regionale Siciliana.
Di nuovo, oggi, c’è un pronunciamento del Consiglio di giustizia amministrativa che ha stabilito come il parere delle commissioni deve intendersi non vincolante e che i presidenti degli enti si possono insediare anche con il parere contrario della commissione Affari istituzionali, che espresse un netto “no”. La sostanza, comunque, non cambia. Caputo non ha quell’imprinting ecologista richiesto a chi si appresta a guidare il primo parco regionale che, lo ricordiamo, è pure Patrimonio dell’umanità Unesco, e che rappresenta il più importante parco con peculiarità vulcanologiche d’Italia.
Da sindaco di Belpasso, alle riunioni del Parco dell’Etna Caputo nemmeno partecipava e questo la dice lunga su quanto tenesse in conto le sorti dell’area protetta. Insomma, una doccia gelata per chi ha in mente un Parco dell’Etna che assomigli, anche se solo lontanamente, al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che nella sua gloriosa storia ha avuto alla guida ambientalisti del calibro di Fulco Pratesi. Una storia, quella di Caputo, distante anche da quella del Parco dell’Etna che come primo presidente ebbe il compianto Bino Li Calsi, autorevole figura dell’ecologismo italiano.
Anche successivi presidenti dell’ente, quali Cettino Bellia, ex sindaco di Castiglione di Sicilia, e Marisa Mazzaglia, avevano un curriculum “verde”. Ma Caputo no: insomma con il Parco dell’Etna, l’ex sindaco belpassese che “c’azzecca?”. La sua, detta cruda, altro non è che una nomina politica nel pieno rispetto del manuale Cencelli, varata nell’ambito di un lontano accordo Nello Musumeci-Raffaele Lombardo. Il mondo dell’associazionismo ambientalista già da anni è in allarme per il ddl sulla riperimetrazione del Parco dell’Etna presentato, sentite sentite, dall’ex vicesindaco di Caputo, a Belpasso, e attuale deputato di Diventerà Bellissima all’Ars, Giuseppe Zitelli.
Insomma, se due indizi possono anche non costituire una prova, chi ha a cuore le sorti del Parco dell’Etna ha tanti motivi per non dormire sonni tranquilli. Un’eventuale riperimetrazione dell’area protetta potrebbe anche causare la perdita di quel “marchio” Patrimonio dell’Umanità, così sofferto sino all’ottenimento, che come è stato concesso dall’Unesco, può anche essere ritirato. A sgomberare il campo dal chiacchiericcio, e parlare con i fatti, spetta al neopresidente Caputo: che faccia una dichiarazione d’intenti incontrovertibile con la quale chiarisca qual è il Parco dell’Etna che ha in mente.