Il fotografo, cultore di storia locale, collezionista e poeta paternese è scomparso all’età di 73 anni
Si è spento nelle prime ore del giorno il fotografo, cultore di storia locale, raffinato collezionista paternese, Franco Uccellatore. Aveva 73 anni, era ancora al lavoro, nel suo laboratorio di odontotecnico, quando è stato colto da un malore, che non gli ha lasciato scampo. Molte volte, per via di un’insufficienza cardiaca, aveva guardato in faccia la crudele parca schivandola con la sua voglia di vivere, di fare, ma questa volta non è stato il suo cuore a giocargli un brutto scherzo bensì un’emorragia cerebrale. Ha fatto parte del direttivo del Circolo dei professionisti di Paternò e di quello di SiciliAntica, della Pro Loco sia di Paternò che di Ragalna, era attualmente componete dell’UIF (Unione Italiana Fotoamatori) e fra i promotori della filatelia a Paternò.
Lascia la moglie Maria, un’insegnate di Lettere in pensione e tre figli, tre bravi professionisti, di cui andava fiero, e loro famiglie. Instancabile ricercatore, mosso da una sana curiosità che permetteva di far luce su eventi, storie e luoghi dimenticati. Con le sue foto ha raccontato momenti fondamentali della storia di Paternò, ma anche di altri luoghi della Sicilia, cercando di imprimere nella pellicola le peculiarità dei paesaggi, delle persone che incontrava. Instancabile organizzatore di eventi culturali, di convegni e mostre, programmava sempre nuovi incontri, nuove opportunità per far comprendere l’importanza del patrimonio artistico, ambientale, monumentale, storico e di consuetudini che la sua città, in particolar modo, e la sua terra, possiede.
Con quel fare sornione tante volte distruggeva ogni certezza: un atteggiamento quasi socratico per indurci a guardare con attenzione alle cose che ci circondano e a non dare nulla per scontato. Amava la sua comunità, amava la sua città, la sua Paternò dalle vestigia arabe-normanne, dei primi anni del Novecento, e ancora nella sua espressione barocca. Come fotografo Uccellatore seguiva tutte le manifestazioni di rilievo che la città viveva: dalla festa di Santa Barbara, alle processioni religiose dei riti pasquali, e quelle più goliardiche del Carnevale. Era molto conosciuto e apprezzato, tanti nel corso degli anni, sono stati gli attestati di stima, i riconoscimenti ricevuti non solo a Paternò.
Quanti simulacri sono stati catturati dal suo obiettivo! E gli scorci sull’Etna e il suo incantevole paesaggio… Ci si trova di fronte a vere opere d’arte e non a meri scatti. Cercava con pazienza, con cura, la medesima cura che metteva nel raccogliere memorie, autentiche fonti storiche per poter ricostruire situazioni e luoghi accantonati. All’occorrenza sapeva anche essere un fine poeta: innumerevoli sono state le sue partecipazioni al “Recital di Santa Barbara” e ad eventi incentrati sulla lirica. L’ultimo dei convegni storici da lui organizzati ha avuto luogo lo scorso 2 dicembre a Ragalna, nel salone della chiesa di Santa Barbara, dove l’argomento s’incardinava sul culto della Protettrice di Paternò, sulle tradizioni e sulla storia di questa martire cristiana.
Una ricerca certosina, un’esposizione chiara e precisa suffragata da foto e documenti inediti, l’ultimo dei convegni che hanno regalato al numeroso pubblico conoscenze e un orgoglio di appartenenza che, come pochi, sapeva ridestare. Aveva un’attenzione per il suo territorio, verso il suo passato, il nostro passato, che non si stancava mai di progettare nuovi incontri per approfondire argomenti inediti e avvincenti. Un impegno profuso con generosità per ricordarci chi eravamo, chi siamo e, volendo, chi potremmo ancora essere.