Le soluzioni al fenomeno in un incontro di tre associazioni: “Il mio amico”, “UPA” e “Cuccioli dell’Etna”
Le tre associazioni animaliste paternesi hanno organizzato una conferenza sul problema del randagismo. L’incontro, ospitato, nella sala conferenza della Biblioteca comunale “G. B. Nicolosi”, ha visto un’ampia partecipazione di pubblico interessato all’argomento. “Il mio amico”, “Upa” (Unione per gli animali) e “Cuccioli dell’Etna” hanno voluto focalizzare l’attenzione su un fenomeno che, nonostante, il loro impegno nel territorio, è arduo da arginare.
“Randagismo possibili soluzioni anche a Paternò” il titolo, quasi provocatorio, pensato direttamente per avviare non una semplice riflessione in merito al problema, bensì una serie di azioni volte alla sua risoluzione. Al tavolo dei relatori: il presidente dell’associazione “Il mio amico”, Francesco Gerloni, il presidente dell’“Upa” Giuseppe Panassiti, la presidente dell’associazione “Cuccioli dell’Etna” Elisa Russo e la presidente della sezione catanese della “Leidaa” Veronica Musumeci; a coordinare gli interventi il giornalista Salvo Spampinato.
L’incipit dell’incontro è stato strutturato per suscitare un impatto emotivo forte: con le foto dei cani uccisi nell’ultimo periodo. Assassinati in maniera brutale, con impiccagioni, accoltellamenti e avvelenamenti. Il presidente dell’associazione “Il mio amico” Gerloni, ha poi narrato le vicende di questi cani uccisi, facendo i loro nomi, un aspetto che ha creato maggiore immedesimazione nel pubblico, e l’epilogo tragico delle loro vite: l’essere uccisi senza un motivo, presi magari a tradimento, da qualcuno che ha finto di dargli da mangiare, invece, li ha avvelenati. E ancora la storia drammatica, della cagnolina accoltellata mentre allattava la sua cucciolata. Episodi che mettono in risalto l’aspetto spietato e diabolico dell’uomo, dell’individuo che arriva a tanto. Eppure sono fatti documentati, reali, ma l’auspicio è che non si ripetano. Anche se l’emulazione nella brutalità non è insolita.
Quest’iniziativa è stata promossa dalla “Lega italiana Difesa Animali e Ambiente” fondata e presieduta a livello nazionale dalla politica e imprenditrice Michela Vittoria Brambrilla, che più volte, essendo a conoscenza dell’impegno di queste associazioni paternesi ha voluto premiarle. Attesa a Paternò per quest’incontro non avendo potuto partecipare, alla fine ha inviato un video messaggio, nel quale sottolineava il fatto che in Sicilia il problema è ben più grave che in altri luoghi italiani.
«Basterebbe applicare le leggi» come ha sottolineato anche la delegata della Leidaa, la presidente della sezione di Catania, Musumeci, che ha fatto riferimento alla legge del 14 agosto del 1991, la n. 281 e la legge regionale del 3 luglio 2000, la n. 15. Legge quadro in materia di affezione e prevenzione del randagismo, la prima e sull’istituzione dell’anagrafe canina e norme per la tutela degli animali, la seconda.
«Il randagismo è un problema – ha affermato Panassiti dell’“Upa – di natura sociale. Nel Sud non si è risolto. Solo in Sicilia ci sono 68.000 cani randagi. Ma temo che siano sottostimati questi dati. Almeno si tratta del doppio di questa cifra. In realtà è difficile controllarne l’entità. A Paternò, cinque anni fa l’associazione “Il mio amico”, la prima in ordine di tempo a nascere delle tre associazioni animaliste, si trovò ad affrontare la situazione assurda di 700 cani randagi nel centro cittadino, adesso siamo a circa 70 cani nell’area urbana. Quindi si è riusciti a portare la popolazione canina ad un decimo, escludendo le aree rurali. Tuttavia non è la soluzione se oggi siamo qui a parlarne».
Sull’importanza del lavoro delle associazioni è intervenuta anche Russo de “I cuccioli dell’Etna”, che ha spiegato come grazie al loro intervento: «C’è stato un risparmio notevole per le casse municipali, e solo negli ultimi due anni le adozioni e le sterilizzazioni sono raddoppiate».