Raccolte opere d’arte che abbracciano un arco temporale che dal XVI secolo arriva alla prima metà del Novecento
Scendiamo nel dettaglio dell’interessantissima mostra “Ecce Homo”, ospitata all’interno della chiesa di San Domenico al Rosario, in piazza Indipendenza a Paternò, e visitabile fino al 21 aprile. Dopo la descrizione generale nell’articolo di Lucia Paternò (rileggi), Francesco Giordano approfondisce le opere esposte.
“Ecce Homo”: Ecco l’Uomo, questo il titolo della mostra-evento della Pasqua 2019 a Paternò. Un titolo ripreso da un passaggio dei Vangeli che racconta la Passione di Cristo, e che in questa occasione diventa un invito a conoscere la storia e le tradizioni pasquali della collettività paternese.
Fastosi paramenti sacerdotali, antichi abiti processionali, sculture d’arte sacra, oggetti liturgici e devozionali, antichi libri – esposti all’interno della settecentesca chiesa di San Domenico, prezioso “scrigno” della mostra – sono esposti per settori, seguendo un ordinato criterio storico e tematico.
Il visitatore, devoto o semplice curioso, varcata la porta della chiesa e salita la breve gradinata interna, si ritrova improvvisamente immerso in una atmosfera d’altri tempi, dove lo spazio sacro, la luce, le musiche e gli oggetti esposti rievocano agli animi più sensibili le proprie origini religiose, radici che affondano nella fede nel Cristo che muore drammaticamente per l’umanità per risorgere dopo tre giorni, evento vero per la vita eterna per ogni cristiano e speranza escatologica della risurrezione alla fine dei tempi.
Forte è quindi il messaggio spirituale della mostra, è la buona novella del Vangelo che attraversa ogni tempo e ogni spazio per giungere fino a noi. E il tempo e lo spazio della Settimana Santa di un comunità, paradigma di ogni altra comunità di credenti, ci narrano gli oggetti – apparentemente muti – qui esposti: carta, legno, argento, gesso, cera, tessuti; materia al servizio della fede per celebrare riti e tradizioni che si perpetuano.
Opere d’arte che abbracciano un arco temporale che dal XVI secolo arriva alla prima metà del Novecento. Una realistica scultura raffigurante l’Ecce Homo, opera ottocentesca dello scultore paternese Giacinto Gioco, accoglie col suo sofferente volto ceruleo il visitatore, quasi a dettare lo stato emotivo della Settimana Santa. Ecco allineati gli abiti processionali delle antiche e numerose Confraternite cittadine – sorte tra il XVI e il XVII secolo e ancora attive -: mantelline colorate, tuniche bianche penitenziali e cappucci per nascondere l’identità di coloro che erano dediti alla penitenza e alla carità.
Di grande effetto sono le Cappe magne, sontuosi abiti per alti prelati di foggia rinascimentale che, grazie a un privilegio del 1670, indossavano i componenti del Capitolo della Collegiata di Santa Maria dell’Alto. In fondo alla navata della chiesa, al centro, un grande Crocifisso realizzato tra il XVI e il XVII secolo, già venerato dalle monache Benedettine di Paternò, ci ricorda che è Lui il protagonista, una centralità spaziale simbolica che richiama la centralità storica del Messia.
E ancora, i due grandi Graduali, libri per il canto comune dei canonici, un messale tridentino della fino del ‘600, oggetti liturgici in argento descrivono secoli di storia della Chiesa. Una storia spesso cambiata nelle sue forme ma mai nel suo contenuto.
Un semplice e popolare piatto con semi germogliati, e una pregevole statuetta di Gesù che Risorge dalla morte concludono il racconto, col messaggio cristiano della rinascita spirituale dell’uomo battezzato in virtù della Resurrezione di Cristo. Un messaggio di fede e di speranza si coglie quindi da questa mostra, che è il messaggio autentico della Pasqua. Nella giornata di Giovedì Santo nel contesto della mostra è stato esposto l’Ostensorio della Passione, monumentale e preziosissimo fu commissionato dalle Benedettine e realizzato nel 1808. Un oggetto espressione di una devozione che si mutuava nella realizzazione di autentici capolavori d’arte; in fondo solo un contenitore per accogliere il Santissimo Sacramento, il Corpo di Cristo, il dono più prezioso del sacrificio pasquale del Dio fattosi Uomo.