Il neomelodico paternese all’indomani delle scuse per le frasi su Falcone e Borsellino torna a inneggiare alla mafia
Spaccio di droga, armi, scene di pura criminalità e patto di sangue con tanto di santino dato alle fiamme per emulare le affiliazioni alle migliori famiglie mafiose. No, non è lo scenario descritto dalle forze dell’ordine dopo un’ operazione antimafia portata a termine la scorsa notte, ma quanto appare nell’ultimo video del cantante neomelodico paternese Leonardo Zappalà dal titolo “Guaione e quartieri” – tra l’altro scritto errato, ma d’altronde da chi inneggia alla mafia non ci si può aspettare niente di diverso – girato interamente a Paternò tra quello che rimane del Centro operativo misto e l’auditorium “Don Milani”.
Per scelta redazionale Yvii24 non pubblica il video: non si vuol dare visibilità a tanto squallore.
Come se Paternò non ne avesse già abbastanza di “inchini al boss” durante la festa di santa Barbara, o della magra figura nazionale che ha dovuto subire a seguito delle dichiarazioni dello stesso cantante – in arte Scarface, e questo la dice lunga sui suoi riferimenti “culturali” – pronunciate contro i giudici Falcone e Borsellino, la città è costretta, oggi, a subire un nuovo “martirio” attraverso un messaggio traviato del cantante che contrappone la generazione “di strada”, che vive secondo il testo del brano “una vita vera” , ai “guaglioni della scuola” che non imparano nulla ma che piuttosto devono imparare da chi vive la strada quotidianamente, tra spaccio e illegalità descritta nella clip.
Un personaggio alquanto squallido, questo Leonardo Zappalà, che solo qualche giorno dopo il suo “pentimento” per le parole rivolte ai giudici Falcone e Borsellino ha pensato bene di pubblicare su Youtube il video oggi “incriminato”. Zappalà, ricordiamo, aveva affermato all’interno della trasmissione Rai “Realiti” di Enrico Lucci che “queste persone (Falcone e Borsellino ndr) che hanno fatto queste scelte di vita, le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro” . Il neomelodico aveva poi scritto su Facebook che “mi sono espresso male e per questo chiedo scusa a tutti voi, alla Sicilia, ai siciliani e sopratutto a Falcone e Borsellino e a tutta la sua famiglia” tirando in causa, nel lungo post pubblicato, anche il cyberbullismo di cui si sentiva vittima.
Un pentimento per nulla credibile, dunque, considerato il fatto che la pubblicazione del video musicale risale a qualche giorno dopo il messaggio di scuse e dopo alcune comparse televisive e radiofoniche all’interno delle quali il neomelodico paternese affermava di non conoscere la mafia o addirittura ne negava l’esistenza. Una beffa bella e buona o forse una semplice trovata per ottenere qualche attenuante in seno all’eventuale coinvolgimento nell’inchiesta aperta in quei giorni dalla Procura di Catania. Il Tribunale etneo, dopo la trasmissione Rai, aveva, infatti, aperto un fascicolo per evidenziare eventuali rapporti con ambienti criminali locali e che aveva portato all’acquisizione delle dichiarazioni rese durante la trasmissione condotta da Enrico Lucci dai cantanti Zappalà e Pandetta, quest’ultimo nipote del boss mafioso Salvatore Cappello recluso al 41bis per associazione mafiosa.
Dunque, una terra così martoriata come la Sicilia costretta a subire ancora queste violenze solo per acquisire notorietà in certi ambienti, e lucrare sui click Youtube, oltre che sul mercato musicale locale degli appassionati del genere neomelodico. Una Sicilia di certo minoritaria rispetto quella che ha ben inciso sul proprio dna l’insegnamento di Falcone e Borsellino:
“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere.”
(Giovanni Falcone)
E se da un lato c’è chi inneggia alla criminalità facendone propaganda attraverso personaggi magari creati ad hoc per attirare consensi e like travalicando il limite del prodotto artistico per sfociare in ciò che arte non è, dall’altro c’è chi con forza, coraggio e determinazione riesce a contrapporre quel piatto della bilancia imputridito con azioni concrete che evidenziano come la “mafia è una montagna di merda”.
Una Paternò che, come tante altre città, ha in sé gli anticorpi costituiti da una società sana e maggioritaria impegnata quotidianamente nel volontariato, nell’associazionismo, nella promozione della cultura, che è la vera barriera nei confronti di chi – un’assoluta minoranza, che, però, fa rumore – questa Sicilia vuole ancora renderla terra di mafia e illegalità. Certo, per dirla con Falcone, per “muoversi nel progresso” bisognerebbe eliminare i tanti motivi di degrado dove prosperano i cancri di questa terra quali droga, delinquenza, degrado morale: ecco, riqualificare il Com sarebbe l’atto più giusto delle istituzioni per muoversi nella direzione del progresso e mandare a lavorare Leonardo Zappalà ed i suoi figuranti.