“Il MUOStro di Niscemi”, i siti di stoccaggio radioattivo ed altro al centro dell’incontro fra giornalista e studenti con gli interrogativi su responsabilità, sovranità dello Stato, accordi internazionali
Pace, libertà e rispetto della vita, sono questioni fondamentali di una civiltà che voglia definirsi tale, tuttavia anche in una repubblica democratica, questi principi possono essere elusi. Una storia sul retaggio colonialista e su una serie di inadempienze etiche e giuridiche la racconta nel suo libro inchiesta il giornalista Antonio Mazzeo, “Il MUOStro di Niscemi” (edito da “Editpress”, 2013, Firenze). Una vicenda quella del MUOS (Mobile User Objective Sistem) di Niscemi che sembrava accantonata diventa una questione attuale, considerato l’intento di utilizzare ben nove siti per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi in Sicilia, la stessa Sicilia che ha sette siti patrimonio Unesco, la cui bellezza paesaggistica è universalmente riconosciuta, insomma il groviglio di contraddizioni che l’attanaglia riaffiora. Ancora una volta l’Isola sembra terra di nessuno.
Di questo si è discusso in una videoconferenza organizzata dell’I.I.S. “Mario Rapisardi” di Paternò, in un incontro con l’autore che mirava a corroborare le conoscenze in ambito di educazione civica. Così gli allievi del biennio e del triennio sia del liceo classico che del liceo artistico hanno avuto l’opportunità di dialogare con Antonio Mazzeo.
«Leggere questo libro pone, alle nuove generazioni – ha asserito l’autore – tutta una serie di domande: sul principio di responsabilità, sulla sovranità dello Stato, sugli accordi internazionali. Tutto ha inizio da una falsa narrazione: si era detto si trattava di un radar, ma il Mous non è un radar, è uno strumento di morte, uno strumento che può consentire di gestire le guerre a distanza tramite i droni. Riduce i tempi di reazione in caso di conflitti, ma allo stesso tempo priva la guerra dell’elemento decisionale umano, perché diviene automatizzata, vengono inviati ordini di attacco».
In totale spregio dell’artico 11 della Costituzione, che dichiara la repulsione nazionale alla guerra, e la sovranità dello Stato calpestata, questo mastodontico congegno di morte viene realizzato. Senza peraltro considerare il principio di precauzione, ossia l’accertamento preventivo sulla mancanza di effetti deleteri sulla salute delle persone e sull’alterazione di un habitat, tutto questo è stato ignorato, e l’impianto è stato realizzato in un’area protetta, la Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi. «Con il Mous ci si è trovati dinanzi – ha proseguito Mazzeo – ad una serie di comportamenti che hanno visto politici negare principi di verità, questa è stata l’offesa più grossa fatta alle comunità».
Viene fuori l’immagine di una Sicilia come bottino su un tavolo da gioco, liquidata più per l’indifferenza che per una reale consapevolezza di cedere qualcosa che è stata ampiamente sottovalutata. Ma in questo mancano i vinti del dramma verista e manca anche il fato avverso, è solo l’insipienza o la palese violazione di leggi che porta a questo risultato. La vicenda della costruzione del MUOS si collega anche alle basi militari statunitensi disseminate per l’Isola, da Sigonella a Birgi, un’espropriazione del territorio nazionale, siciliano in particolare, che si perpetra dal Secondo dopoguerra.
Mazzeo, con il suo lavoro, invita ad una consapevolezza più marcata dei diritti conculcati, ispira una rinnovata fiducia nelle leggi a tutela dei diritti della salute e dell’ambiente e della capacità, talvolta, insospettata, delle comunità, anche piccole, di farli valere. Docente, giornalista, scrittore, Antonio Mazzeo si è occupato con coraggio di mafia, di ambiente e di rapporti internazionali, dell’importanza di perseguire la pace, grandi inchieste che gli sono valse riconoscimenti e premi come il prestigiosissimo “Colombe d’Oro per la Pace” assieme a Nello Scavo e Francesca Nava e il premio nazionale per il giornalismo “Giorgio Bassani”.
La videoconferenza coordinata dalla professoressa Anna Sanfilippo, pianificata a livello digitale dal professore Riccardo De Bastiani, ha visto la partecipazione della vicepreside Angela Rita Pistorio, un significativo intervento della professoressa e avvocato Antonella Laura Mazzola e ancora dei docenti: Anna Longhitano, Salvatore Nicosia, Maria Luigia Quagliano, Elena Rodolico, Lorena Salfi, Carola Siciliano e Maria Laudani.