Il presidente di SiciliAntica, Mimmo Chisari, illustra i risultati del recente scavo archeologico che ha visto come protagonisti gli studenti dell’istituto “Gioacchino Russo”
Uno scavo che reca molte novità alla storia del territorio di Paternò, quello concluso e presentato il 28 settembre scorso in un convegno svoltosi presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Economico “Gioacchino Russo” e denominato: “La Collina di San Marco a Paternò, percorsi di turismo sostenibile”. Nel corso dei lavori sono stati illustrati i risultati scientifici degli scavi archeologici, svolti dagli studenti dell’istituto in sinergia con gli archeologi della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Catania e con l’associazione SiciliAntica. Presentati, nel corso del convegno, anche i risultati delle attività svolte ai fini della creazione di due aziende: un “archeodromo” attraverso la business idea e lo studio di fattibilità, ed una “cooperativa turistica” per promuovere pacchetti turistici del territorio, relativamente al progetto di Alternanza scuola-lavoro degli ultimi anni. L’indagine archeologica ha impegnato 135 studenti degli indirizzi Turismo, amministrazione, finanza e marketing e Sistemi informativi aziendali dell’Istituto “Gioacchino Russo”.
Abbiamo chiesto al presidente di SiciliAntica di Paternò, Mimmo Chisari, cosa è stato portato alla luce nel corso della campagna di scavi alla Collina di San Marco effettuata dagli studenti, e l’importanza dei ritrovamenti.
«I reperti ritrovati – spiega Chisari – monete, resti di tegole, ghiande missili, ed altro ancora, nel sito presso le Salinelle di San Marco, da distinguere dall’insediamento neolitico dove ai primi del ‘900 sono stati ritrovati i famosi vasi della facies di Serra d’Alto e di Diana custoditi al Paolo Orsi di Siracusa, hanno in linea di massima riconfermato l’ipotesi di lavoro già emersa negli scavi del 1998: cioè si potrebbe trattare, dato il rinvenimento di alcuni resti di suspensurae, di un edificio termale da inquadrare tra il I e il II secolo dopo Cristo».
D. Qual è l’importanza di questo scavo. Alla luce di esso bisogna riconsiderare le presenze archeologiche a Paternò?
R. «Questo scavo, se da una parte ha sottolineato l’importanza sotto l’aspetto storico e religioso del sito dove sgorgavano tre diverse tipologie di sorgenti, dall’altra ha messo in risalto qualche novità. Il ritrovamento di una laminetta di piombo iscritta, risalente al III sec. avanti Cristo, le cui iscrizioni in lingua greca sono ancora in via di decifrazione definitiva da parte dell’illustre epigrafista Antonietta Brugnone, potrebbe far supporre un uso rituale della stessa laminetta forse dedicata a qualche divinità e collegata a un rito di iniziazione o di passaggio. Ipotesi che aprirebbe un nuovo scenario rispetto alle conoscenze finora possedute».