Solo un equivoco, come titolavamo ieri noi. Un paternese avrebbe scambiato il bambino per un parente. Ma il terrore corre sulle chat e s’invoca il rapimento “dell’uomo nero”
Non c’è stato alcun tentativo di rapimento mercoledì pomeriggio in via Baratta a Paternò. La vicenda che ha tenuto alta la tensione per una giornata intera si sgonfia, come, d’altronde, era prevedibile. Di contro, Paternò ha vissuto ore di terrore, che si sarebbe potute evitare con una semplice condotta saggia e responsabile, sia da parte della stampa, sia da parte dei genitori.
La vicenda è derubricata come uno scambio di persona: in pratica, un paternese in stato di ubriachezza si sarebbe avvicinato al bambino che camminava insieme alla mamma credendo si trattasse di un parente. L’alcol, dunque, avrebbe avuto un suo ruolo in questa sagra degli equivoci.
Nient’altro che un equivoco, come peraltro, titolavamo ieri. La vicenda, comunque, solleva altri interrogativi che, a mio modesto giudizio, riguardano noi operatori dell’informazione e la società nel suo complesso.
A noi giornalisti è imposta per etica e deontologia la massima prudenza, soprattutto quando vi siano fatti gravi e, ancor di più, quando questi riguardino i minori. Dovremmo tutti noi operatori dell’informazione fermarci, valutare i fatti, capire effettivamente quanto accaduto e, comunque, sottolineare con le parole – che sono il nostro strumento – che si tratta di una ipotesi e mai di una certezza sino alla “verità sostanziale dei fatti”. Se, di contro, prevale il sensazionalismo e la caccia al “Mi Piace” non contribuiamo di certo a rendere migliore questa nostra società. Nel caso specifico, a mio modestissimo giudizio, la possibilità di un rapimento a Paternò era pari alla caduta di un meteorite sul castello normanno.
Veniamo al secondo capitolo: la società, che nel caso concreto prende il nome di “mamme”. Sui gruppi di Whatsapp sono stati condivisi audio, poi circolati vorticosamente un po’ su tutte le chat, che non sfigurerebbero come copioni del teatro dell’assurdo.
Uno in particolare (del quale Yvii24 detiene la registrazione) mi ha colpito. Una mamma in un audio dichiara: “Sono stati due extracomunitari a tentare di rapire il bambino e i Carabinieri ci hanno detto di stare attenti perché queste persone possono agire anche in gruppo. Il problema è quando torniamo a casa a piedi con i bambini perché possiamo essere aggrediti e ci possono rapire i figli”.
D’altronde, da una società che ha eletto il “diverso” come male assoluto, cosa ci si poteva attendere se non il confezionamento di una bufala inventata di sana pianta che addita l’extracomunitario come il colpevole?
Un’altra mamma, che dichiara di conoscere la famiglia del bambino, invece smentisce: “Non sono stati gli extracomunitari. Adesso tranquillizzatevi”.
Ma la tecnologia non doveva contribuire a rendere migliore la nostra vita? E, invece, ci rimanda al Medioevo o, quanto meno, alla nota filastrocca: “Lo darò all’Uomo Nero Che lo tiene un anno intero”.