In passato questo simbolo religioso era oggetto di venerazione da parte di coloro che da qui transitavano baciandola
Sotto l’arco della ‘Porta del Borgo’ a Paternò, su di una pietra basaltica, si trova incisa una piccola ma importante testimonianza dell’antica presenza del Cristianesimo a Paternò., ma tale uso si è perso del tutto. Di questa croce, nel 1905, parlò mons. Gaetano Emanule Savasta (1865-1922), il maggiore storico della città, nelle sue Memorie storiche della Città di Paternò, descrivendola come una delle più antiche testimonianze del Cristianesimo della città. Lo storico ne parlò come “oggetto di venerazione di quanti vi passano accanto, della quale gli storici hanno avuto cura di conservarci questa tradizione che risalirebbe al Primo secolo”. Tale tradizione si rifarebbe a un’altra riportata dello storico gesuita Ottavio Gaetani (1566-1620), secondo cui S. Pietro avrebbe inviato da Roma alcuni vescovi in Sicilia: tra essi S. Calogero e i compagni Filippo, Eunofrio e Archileone, per scacciare i demoni dalle città siciliane.
Tra le diverse pratiche, un mezzo molto diffuso era proprio quello di incidere delle croci sulle lapidi vicine ai luoghi infestasti presso le porte urbane delle mura difensive di un cento abitato. Lo stesso Savasta affermò che a Paternò vi fossero ben tre croci incise in luoghi diversi: quella della Porta del Borgo (conservata), una seconda nella vecchia chiesa di S. Michele (perduta) e una terza in un luogo sconosciuto. La tesi dello storico paternese che parla di S. Calogero, e addirittura del primo secolo dopo Cristo, è però una forzatura anacronistica, poiché la ‘Porta del Borgo è un manufatto medievale; inoltre S. Calogero è vissuto tra il V e il VI secolo. Comunque la croce incisa sembra risalire al medioevo.
Le croci incise nelle Porte urbane nell’intero arco temporale del Medioevo, e anche oltre, stavano a significare la consacrazione di un luogo a Cristo; nello specifico, una croce incisa all’ingresso della Porta di una città significava la città stessa apparteneva a Dio, ed era sotto la sua protezione.
Quindi la croce avrebbe avuto una funzione “apotropaica”, cioè un segno che doveva allontanare le forze malefiche dal luogo in cui era stata tracciata. Va sottolineato che la Porta, o le Porte, di ingresso ad ogni città ricoprivano una forte valenza simbolica, essendo il luogo d’accesso all’abitato, dove la comunità viveva. Pertanto, la croce era segno dell’appartenenza a Cristo dell’intera Comunità, e nessuna “forza” o ”entità” negativa doveva varcare il limite. In Italia si osservano altre croci incise su cinte murarie, come nel caso di Lucca e Gaeta, ma non sempre si riesce a risalire all’epoca e a una spiegazione univoca sul significato. Nel caso della croce di Paternò, con le descrizioni di Ottavio Gaetani e di Gaetano Savasta, abbiamo una spiegazione convincente.