La scultura riflette lo stile e l’iconografia tipici dei Gagini
Nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Paternò si trova la statua della Madonna della Catena, una magnifica scultura da sempre ed unanimemente attribuita alla scuola dei Gagini, la celebre famiglia di scultori ed architetti che operarono soprattutto in Sicilia nel XVI secolo. L’attribuzione è dovuta a una analisi stilistica dell’opera, poiché mancano documenti che ne attestino con certezza la committenza, l’epoca e l’autore. Non sappiamo, quindi, se l’opera sia stata realizzata da un componente della famiglia Gagini. Però ci viene incontro lo storico Rocco Pirri che nella Sicilia Sacra (1623) soffermandosi sulla chiesa di santa “Maria della Catena” di Paternò, parla di un “bellissimo simulacro marmoreo donato dai Monaci Benedettini ai Carmelitani, e che rappresenta la Madonna”. La donazione avvenne nel 1620, contemporaneamente all’insediamento dei Padri Carmelitani nella chiesa, ma la statua è ben più antica.
L’attuale chiesa del Carmine, quindi, in passato era intitolata alla Madonna della Catena, l’attuale antistante piazza Santa Barbara era detta Piano della Catena, e la statua gaginesca ne era il simulacro più importante. Qui si svolgeva l’omonima festa, uno di quei culti oggi non più esistenti in città.
La scultura riflette lo stile e l’iconografia tipici dei Gagini; essa è una scultura in marmo bianco raffigurante la Vergine Maria in piedi mentre regge col braccio sinistro Gesù bambino benedicente e con la mano destra una catena che costituisce l’attributo principale della Madonna. Il simbolismo della catena, malgrado le varie e fantasiose tradizioni popolari, ha un significato prettamente teologico, filtrato facilmente dalla devozione popolare. Difatti, la catena è il segno materiale della prigionia, qui la Madonna lega imprigiona e tiene a bada il diavolo, simbolo del male e del peccato umano. Maria, Madre di Cristo, è la nuova Eva e genitrice del Salvatore, intercede affinché i suoi figli siano liberato da ogni male. La statua, alta circa un metro e settanta, poggia su una robusta base dove cinque bassorilievi rappresentano gli apostoli Pietro e Paolo, e tre scene della vita della Vergine Maria.
Tipiche delle sculture gaginesche sono le decorazioni coloristiche. I capelli della Madonna e di Gesù bambino, insieme ai disegni floreali dell’ampio e sontuoso manto e di altri particolari sono in oro, i risvolti dello stesso manto sono colorati di un bell’azzurro scuro, le labbra dei due personaggi sono invece rosse. Come nei migliori lavori dei Gagini la statua paternese esprime un notevole realismo, così com’è notevole la bellezza dei volti, l’eleganza e la dolcezza dei gesti, la proporzione e l’armonia dell’intera composizione. Quest’opera purtroppo non è fruibile a fedeli e visitatori poiché la chiesa che la custodisce è chiusa da diversi anni per problemi strutturali. Il problema è quello dei capolavori “nascosti” di Paternò, opere d’arte che meriterebbero la giusta valorizzazione e visibilità.