SiciliAntica di Paternò ricorda la figura del maestro paternese e la sua opera storiografica per immagini
Salvatore Borzì, nato a Paternò nel 1906, era un maestro elementare e appassionato studioso di storia locale. Spinto dall’interesse per le origini e la storia della sua terra, condensò nella sua unica opera tutto il suo amore per la ricerca storiografica, per l’azione critica e per l’archeologia: nacque così nel 1962 “Sicilia schiava”. Proprio a quest’opera e alla figura del suo illustre autore, l’associazione SiciliAntica sede di Paternò ha dedicato l’incontro svoltosi venerdì 8 aprile presso la biblioteca comunale “G. B. Nicolosi”. Ad animare l’incontro il presidente di SiciliAntica sede di Paternò Mimmo Chisari, il consigliere regionale di SiciliAntica Pippo Virgillito ed il presidente provinciale di SiciliAntica Catania Piero Butera. Presenti anche l’assessore alla cultura del comune di Paternò Valentina Campisano ed un rappresentante della famiglia di Salvatore Borzì, il nipote Gigi Sapia.
“Sicilia schiava” racconta delle oppressioni che ridussero in schiavitù la nostra terra, compiute da Sicani, Siculi, Elimi, Fenici prima, e da Greci e Romani dopo. Ma l’intento di Borzì non era semplicemente quello di raccontare una dopo l’altra le invasioni della Sicilia, ma di dare una lettura critica di queste: egli tratta la storia della Sicilia ricercando la verità storica, frugando nel passato e trasformando la narrazione dei fatti in indagine storiografica. Salvatore Borzì nella sua opera tratta anche della storia di Paternò, indagando sulla sua ubicazione e sulla vexata quaestio delle due città Hybla e Inessa che colloca la prima in zona Acqua Rossa in territorio di Belpasso e la seconda sulla collinetta vulcanica di Paternò.
Nel suo lavoro il maestro paternese apporta un contributo nuovo, utilizzando lo strumento dell’esplorazione sul campo, della ricerca storica che si muove non solo sui libri ma tra i luoghi. È il primo a documentare i luoghi che esplora. Ecco perché “Sicilia schiava” rappresenta una pietra miliare della storiografia locale, costituendo bibliografia fondamentale per tutte le successive opere nel campo dell’archeologia locale. Per la prima volta la storia della Sicilia è raccontata in maniera critica avvalendosi non solo delle parole ma anche delle immagini: il libro è arricchito da fotografie di luoghi e paesaggi che Borzì immortalava durante il suo girovagare solitario tra i sentieri della contrada di Pietralunga ed i resti del ponte romano. Tante le riproduzioni fotografiche di reperti archeologici della nostra zona come l’ergastulum, grotta dove i romani tenevano incatenati gli schiavi, le sedici ghiande missili in piombo di Inessa, le tracce murarie di Hybla Gereatide, la macina frantoio del quinto secolo a.C. e i tratti a mosaico sulla Inessa-Catana.
Durante la serata, l’interessante e attenta analisi storico-archeologica di “Sicilia Schiava” compiuta da Mimmo Chisari è stata affiancata dall’appassionato intervento di Pippo Virgillito, che ha ricordato la figura storica di Salvatore Borzì da lui personalmente conosciuto durante la giovinezza tra i circoli ricreativi paternesi. L’incontro si è concluso con la proiezione, a cura del responsabile regionale giovani di SiciliAntica Giuseppe Barbagiovanni, di un video che racconta per immagini le attività svolte negli ultimi anni da SiciliAntica e che hanno contribuito al recupero e alla valorizzazione di tanti luoghi di grande rilevanza storico-culturale del nostro territorio.
Il presidente di SiciliAntica sede di Paternò Mimmo Chisari ai microfoni di Yvii24 ribadisce l’importanza del ricordo della figura del paternese Salvatore Borzì: «In occasione del ventennale di SiciliAntica stiamo volendo ricordare la figura del maestro Salvatore Borzì perché è un antesignano dell’esploratore sul campo, un maestro di vita nel campo della storia locale e costituisce uno spartiacque rispetto agli studiosi precedenti, in quanto allo studio basato sui testi ha abbinato la documentazione fotografica. In questo senso – conclude Mimmo Chisari – costituisce un aspetto moderno che noi vogliamo ricordare come simbolo dello studioso locale e dei volontari che si spendono per la salvaguardia dei beni culturali a Paternò».