La privacy su Youtube del video “Guaione e quartiere” è stata variata da pubblica a privata
Legalità 1 illegalità 0. È questo il parziale della partita che si sta disputando in queste ore nel comprensorio etneo dopo la vicenda sollevata dalla nostra testata giornalistica relativamente al videoclip del cantante neomelodico paternese Leonardo Zappalà (rileggi l’articolo). Nella serata di ieri, infatti, la privacy su Youtube del video “Guaione e quartiere” è stata variata da pubblica a privata. Cliccando su link che avrebbe dovuto ricondurre al video presente sulla più diffusa piattaforma web di condivisione e visualizzazione in rete di contenuti multimediali, che tanta indignazione e condanna ha suscitato da parte di molti lettori, appare il messaggio “Video non disponibile. Questo video è privato”.
Ma questa non è certamente una vittoria piena, considerato che il livello di privacy “privato” permette comunque al proprietario del video di poterlo rendere ancora visibile ad una propria cerchia di utenti ad hoc selezionata, attraverso apposite autorizzazioni. I video privati sono di contro non visualizzabili a chi non fa parte di questa “cerchia” e non compaiono nei risultati di ricerca di YouTube. Un video che rimane quindi ancora presente sul web e che può continuare a fare visualizzazioni tra gli appassionati del genere, insieme anche ad un’altra clip di pochi secondi dal titolo “Per tutti i collaboratori di giustizia” attraverso il quale Zappalà prende di mira – sempre attraverso il canto neomelodico – la scelta di chi ha deciso di passare dalla parte dei “giusti”. “Mi hai rovinato la vita, non hai pensato che a casa mi aspettava una famiglia” si sente nel brano.
Ad essere sparito dal web, ma in questo caso ci siamo spostati sulla bacheca Facebook di Zappalà, anche la condivisione del nostro articolo che il neomelodico aveva pubblicato sul proprio profilo, probabilmente alla ricerca di sostegno da parte di chi, come lui, ritiene “Guaione e quartieri” un videoclip per nulla offensivo e privo di messaggi mafiosi e illegali. Lo stesso Zappalà, aveva accompagnato la condivisione del nostro articolo con il messaggio “Che schifo mi vogliono infangare”. Sostegno che non è tardato ad arrivare dalla sua cerchia di amici che hanno commentato con frasi del tipo “lascia perdere sono giornalisti che vogliono like” oppure “vai avanti per la tua strada” o ancora “ma sti pezzi di m**da (i giornalisti, ndr) si devono vergognare a fare ste cose” ed infine “vai tantu 6 misi su” che farebbe pensare ad un presunto sprono a qualche reato che possa portare ad una reclusione di soli 6 mesi.
E a tutti coloro che hanno commentato in difesa del video, sempre sulla bacheca dì Zappalà, nonché a chi ha scritto “che articolo di m**da” – al di là che un articolo possa piacere o meno – vogliamo ribadire con forza che “è la mafia una montagna di merda” e non gli articoli denuncia. Illegalità che va combattuta a partire dalle generazioni più giovani, piuttosto che essere sostenuta e inneggiata. Scelte coraggiose che portino a cambiamenti coraggiosi. Per il resto, affinché possa adesso essere emesso il triplice fischio finale sulla vicenda, bisognerà attendere che l’esposto presentato dal primo cittadino di Paternò Nino Naso segua il proprio iter procedurale che porti all’accoglimento della richiesta di cancellazione definitiva del video. Da parte nostra, giornalisti non in cerca di like, continueremo a fare il nostro lavoro con coraggio e determinazione cercando di contribuire alla costruzione di un mondo migliore nel nome di chi per questa terra si è reso martire.