Capo dell’omonimo clan affiliato ai Santapaola divenne collaboratore di giustizia. Negli ultimi anni venne nuovamente arrestato per armi e droga
Si è spento all’ètà di 84 anni nella sua casa in contrada Porrazzo a Paternò, il boss mafioso degli anni ’80 Pippo Alleruzzo. Affiliato al clan Santapaola, Alleruzzo aveva deciso di diventare collaboratore di giustizia dopo gli omicidi della moglie Lucia Anastasi e del figlio Santo nel 1987. I suoi racconti hanno permesso agli investigatori antimafia di ottenere un quadro più chiaro delle dinamiche mafiose che regolavano il cosiddetto “triangolo della morte” Paternò, Biancavilla, Adrano e le sanguinose faide.
Una collaborazione non piena, un pentimento forse non totale, per un “uomo d’onore” che nel 2012 – secondo le forze dell’ordine – stava cercando di riorganizzare il proprio clan. Ipotesi, avvalorata dal rinvenimento all’interno della sua abitazione di un quantitativo di armi degno di un esercito, oltre 1000 munizioni di vario genere e un panetto di cocaina pronta ad essere immessa nel mercato. Rinvenimento che lo portarono agli arresti domiciliari, scontati fino ad oggi, data della sua morte. Una collaborazione con la giustizia, quella di Alleruzzo, che da un lato permise di portare dietro le sbarre tanti suoi fiancheggiatori e, dall’altro, gli consentì nel 2009 di lasciare il carcere. Tuttavia, l’innata attitudine verso la criminalità, lo condusse nuovamente agli arresti.
Riguardo ai funerali, la Questura di Catania, per motivi di sicurezza, ha vietato i funerali in forma pubblica e privata del boss Giuseppe Alleruzzo. La salma, dopo una benedizione in casa a Paternò, sarà trasferita direttamente a Messina dove, secondo quanto disposto dallo stesso storico capomafia, sarà cremata.