Il 30enne Ricard Nika potrebbe non subire il processo perché non punibile
“Incapace di intendere e di volere con una spiccata pericolosità sociale”. Sarebbe questo lo stato mentale di Ricard Nika, l’omicida del cuoco trentenne paternese Alfio Fallica, ammazzato a coltellate il 24 febbraio scorso nella cucina del ristorante Pulcinella di Montecarlo, dove vittima e assassino lavoravano. In sostanza, Nika, sulla base della perizia psichiatrica disposta dalla Procura della Repubblica di Imperia, sarebbe infermo mentale e per tale motivo potrebbe non subire il processo per omicidio volontario in quanto non punibile. In alternativa al processo ci sarebbe il ricovero in una struttura psichiatrica giudiziaria per un periodo di tempo che verrà stabilito dal giudice. Il tribunale aveva incaricato il medico Gabriele Rocca, mentre la difesa aveva nominato il collega Gianni Palumbo. Tuttavia, ancora nulla è deciso: la Procura di Imperia dovrà adesso convocare un’udienza preliminare.
Quel che è avvenuto al Pulcinella continua a rimanere avvolto nel mistero, così come il movente del terribile delitto. L’omicida, il cuoco 30enne di origini albanesi Ricard Nika, residente da anni a Bordighera, si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Massimiliano Botti e del pm Stefania Brusa. Il 30enne al momento del fermo a Bordighera aveva in mano un coltello con una lama di 20 centimetri. È la giustizia italiana ad occuparsi del caso, in quanto si tratta di un «delitto di cittadino all’estero». Alfio Fallica, sposato da qualche mese, viveva con la moglie a Mentone, piccolo comune francese della Costa Azzurra nei pressi di Montecarlo. La sua famiglia è molto nota a Paternò, in quanto il padre Giuseppe è il responsabile locale della Cgil.